È successo tutto in un secondo, non potevo prevederlo e per questo non ero preparata.
Ero a far la spesa ieri pomeriggio, dovevano essere da poco passate le tre, quando improvvisamente ho sentito un odore forte, pungente, che in un instante mi è arrivato direttamente al cervello.
Non ho capito più niente, mi sono sentita mancare l’aria.
Mi è bastato poco per capire che era ammoniaca: ad una signora si era rovesciata una bottiglia, credo, sinceramente non sono tornata indietro per capire cosa fosse successo.
Ho pensato solo ad allontanarmi di lì, subito.
Ho pensato a te, che sicuramente stavi respirando quell’odore.
Ho pensato che poteva essere pericoloso che poteva farti male.
Ho avuto paura, tanta, e il grande freddo mi ha assalita.
Mi sono ripresa quasi subito e sono tornata a casa.
Ho tentato di pensare positivo o addirittura di non pensare.
Sono andata al parco con Heidi cercando di respirare aria pura.
Ma tu hai smesso di muoverti.
E io me ne sono accorta ma ho continuato a pensare che fosse solo una coincidenza.
Non ho detto niente a nessuno, nemmeno a Jacqueline che era al parco con me, nemmeno a zia Teresa che ho visto poco dopo, nemmeno a tuo padre che ho sentito per telefono…
Ho continuato a tenere le mani sul ventre e a chiederti di muoverti, per favore… ma tu niente…
Ho avuto paura di perderti.
Sono passate le ore e tuo padre è rientrato a casa, teso per il lavoro, ma ignaro di quello che ci era accaduto.
L’ho lasciato parlare e poi, con calma gli ho detto che avevo respirato ammoniaca e che non ti avevo più sentita muovere.
È rimasto paralizzato, con la forchetta in mano, zitto, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Attimi di silenzio lunghi come un’eternità.
Poi si è alzato, è uscito fuori al balcone sempre senza dire nulla.
È ritornato dentro e si è seduto a tavola, ma sempre senza iniziare a mangiare.
Anche lui ha avuto paura di perderti.
Il grande freddo ha assalito anche lui.
Io ho tentato di tranquillizzarlo e mentre parlavo a lui, parlavo anche a me.
Poi tu ti sei mossa… un lieve fremito, ma sufficiente a farmi capire che eri viva.
Ho guardato tuo padre negli occhi è con un’improvvisa serenità ritrovata, gli ho detto: si è mossa, proprio ora.
Ma lui non mi ha creduta.
Ho preso la sua mano, titubante, e l’ho messa sul mio ventre sperando che tu ti muovessi ancora una volta.
E tu ti sei mossa: l’hai fatto per lui, lo so.
Grazie Tripy, e grazie per esserti mossa come non mai oggi: dopo il grande freddo, per scaldarci, di questo avevamo bisogno!
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