Non so se sia proprio tu, quell’onda che sento passare a volte sotto le mie mani, quando le tengo appoggiate alla mia pancia.
Era capitato già l’altra sera, una sola volta, una sola onda, ma forte e determinata!
Ero completamente assorta nei miei pensieri, totalmente rilassata e mi sono quasi spaventata, non ho pensato subito a te, lo ammetto.
Dopo averlo aspettato tanto, è strano da dire, ma in quel momento non me lo aspettavo.
Poi più niente, ho passato i dieci minuti successivi a tastare, pigiare, accarezzare e solleticare la pancia, più e più volte, nella speranza che risuccedesse, ma dell’onda misteriosa, nessuna traccia, calma piatta all’orizzonte.
E poi di nuovo stamattina, dopo una notte agitata e un risveglio tempestoso, eccola arrivare improvvisa e rapida: una piccola sequenza di onde, quasi a ricordarmi la tua presenza, quasi come se tu volessi dirmi “ehi, io sono qui!”.
Mi piace pensare che questo sia il tuo codice morse, che sia davvero tu e che questo sia il tuo modo per comunicare con il mondo esterno.
Mi sembra che non sia nemmeno casuale che tu abbia deciso di farlo proprio in un giorno come questo, in cui i pensieri sono davvero chiusi in un gomitolo e le cose che avrei da dirti sicuramente troppe...
Quello che posso dirti Tripy è che anche io ci sono, forse confusa, sicuramente spaventata, decisamente stanca, ma sono qui fuori, sono il tuo prezioso contenitore salvavita, l’unico che hai… e ad essere sincera, non sono proprio del tutto sicura che questa sia una fortuna per te.
Ma non preoccuparti più di tanto, oggi è uno di quei giorni in cui non ho sicurezze.
Sono come il clima: incerto, piovoso e fuori tempo massimo.
E tu? Beh tu, se dovessi definirti, direi che sei proprio come un risotto.
Una volta qualcuno mi ha detto che un risotto, per essere perfetto, deve fare l’onda. Ecco, tu fai l’onda e proprio come un risotto, a volte ti riproponi…
Io in questi ultimi mesi ho mangiato kili di risotto e forse comincio a pensare di averne fatto indigestione… e forse quell’onda non sei tu, ma è solo il risotto!
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Solo per puntualizzare che non hai solo quel contenitore salvavita.
RispondiEliminaNe hai anche un altro, che magari ora appare distante e sfocato, ma che ha imparato che deve avere pazienza. Con se stesso prima che con il resto del mondo.
Peccato che quando han distribuito la pazienza, lui è passato di fretta (proprio perchè non aveva pazienza) e ha raccolto poco; di conseguenza, ora deve accontentarsi di quel che ha e chiederne un po' a prestito agli altri. Purtroppo poi, non essendoci abituato, non sa come usarla al meglio. E si muove come un elefante ciccione in un negozio di Swarovski (sì perchè era assente anche quando hanno distribuito la delicatezza).
Ma tu dagli tempo, vedrai che impara. Ha sempre imparato quel che c'era da imparare. Vuoi che sbagli proprio stavolta?
Confermo Tripy che il tuo papà non ha il dono della pazienza, ma non ce l'ha con se stesso, perché con gli altri sa essere assolutamente comprensivo e paziente.
RispondiEliminaQuando si tratta di lui é esigente e non si sa perdonare, non contempla limiti, non accetta attimi di esitazione. Da lui pretende sempre il massimo, subito e bene.
Bisognerebbe spiegargli che è un uomo, inteso come essere umano, e come tale ha dei timori e delle esitazioni assolutamente normali, che lo rendono appunto, e fortunatamente, “umano”.
Gli altri la pazienza che lui non ha, possono prestargliela o anche regalargliela, ma lui deve imparare ad usarla dandosi il tempo necessario per metabolizzare le cose.
Ogni persona ha tempi e modalità diverse, che cambiano a seconda delle fasi della vita.
Io non ho il minimo dubbio sul fatto che lui imparerà ciò che oggi gli sembra lontano e irraggiungibile, ma vorrei che ci arrivasse più sereno, senza tormentarsi con inutili domande che gli stanno facendo perdere di vista ciò che di bello lo aspetta dietro l’angolo.