Doveva essere la prima settimana di marzo quando ti ho parlato per la prima volta del “piccolo grande despota”.
I mesi sono passati e lui naturalmente è cresciuto, ma purtroppo le sue urla snervanti e isteriche sono rimaste costanti, non sono svanite, non sono per nulla cambiate.
Lo sento spesso con il suo pianto fastidioso e insistente che non si rassegna, che non si calma, nemmeno con i “cucù” della povera madre che cerca di tranquillizzarlo così come può, senza ottenere il benché minimo risultato.
Questo esemplare di bambino ovviamente mi lascia perplessa, le sue urla a volte mi terrorizzano e altre mi innervosiscono, gli inutili “cucù” della madre, sono insopportabili almeno quasi quanto quel pianto.
Ecco, quando sono spettatrice e vittima di questi lamenti, mi fermo a pensare e mi domando se capiterà anche a noi, se anche tu sarai come lui, se anche io avrò la pazienza di quella madre, se mi lascerò fagocitare a 360 gradi da te, con pazienza e rassegnazione, se mi ridurrò a farti “cucù” per un’ora ininterrottamente, nella speranza di godere di qualche attimo di meritato silenzio.
Spesso mi chiedo che madre sarò, ma ci sono giorni in cui mi domando che figlia sarai tu.
Ma questo è il momento dei dubbi irrisolti e non ci sono risposte chiarificatrici.
Quindi mi siedo pazientemente qui, sulla riva del fiume e aspetto, aspetto che passino questi due mesi, forse due mesi e mezzo, che ci separano dalla tua nascita, anche se nella mia mente continuo a pensare, erroneamente, che siano tre mesi, forse per prendere altro tempo… e avere più tempo per prepararmi a quel che sarà.
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