martedì 20 luglio 2010

Un calendario fermo a ieri

Stavo ancora facendo colazione, ho alzato lo sguardo e mi sono accorta che non avevo girato il foglio del nostro magnifico calendario newyorkese, ricordo di una vacanza ormai lontana. Ho pensato di farlo subito… ma poi mi sono dimenticata.
Ora sono seduta al p.c. e proprio di fronte agli occhi ho lo stesso calendario, sempre fermo al 19 luglio.
Ho allungato la mano per girare il foglio ma… non ce l’ho fatta, è stato più forte di me.
Non riuscivo a capire cosa mi stesse bloccando, è un gesto quotidiano che ripeto tutti i giorni da ormai oltre sei mesi, con la curiosità di scoprire la foto che ci sarà dopo e di vedere quali ricordi farà affiorare nella mia mente.
Ma oggi qualcosa mi ha trattenuto e ancora mi trattiene dal girare quella pagina, e rimango qui seduta a fissare quel foglietto colorato, con scritto sopra in rosso e blu “CONEY ISLAND museum”. In alto a sinistra spunta la data: “MONDAY 19 JULY 2010”: il calendario è ancora fermo a ieri…
Improvvisamente un nodo mi sale alla gola ed è tutto chiaro: oggi è il 20 luglio ed io non posso cambiare la pagina del calendario, non posso vedere quella data che mi ricorda troppe cose, che mi ripete invano cosa sarebbe dovuto succedere oggi, se tutto fosse andato bene dal principio…
Non mi interessa scoprire la foto abbinata alla data di oggi, perché l’unica foto che rappresenta certi momenti, è il vuoto di una pagina bianca: senza scritte, senza disegni, senza immagini, senza colori… senza nulla.
Domani cambierò la pagina del calendario e non saprò mai cosa c’era nel 20 luglio.
Esattamente come nella vita non saprò mai cosa avrebbe portato il nostro 20 luglio, perché nessuno potrà mai ridarcelo.
Domani è un altro giorno e girerò pagina, spero, ma non ne sono sicura, non solo quella del calendario…
Aiutami tu a farlo Tripy, ricordami che ci sei, che sei grande e forte e con tanta voglia di vivere. Ricordamelo a modo tuo, come sai fare tu, con l’energia che ti caratterizza, con i tuoi calci e i tuoi pugni ben assestati, con le tue capriole e i tuoi salti mai incerti, con tutto quello che hai imparato a fare in questi tuoi primi sei mesi di vita.
So che lo farai, perché tu sei caparbia e prepotente, pretendi e lotti per ottenere quello che ti spetta di diritto, me lo hai dimostrato più volte e in tanti modi, in questo tempo che ci sta facendo conoscere.
Ricordo ancora perfettamente il preciso istante in cui tu hai deciso che era arrivato il momento di farti sentire muovere: proprio nel bel mezzo di un’accesa discussione fra tuo padre e me, proprio mentre parlavamo di te e di noi, delle nostre paure e dei profondi dubbi sul diventare genitori, tu ti sei mossa, quasi come a dire “ehi, voi due là fuori? io sono qui, vi rendete conto che parlate di me? state decidendo della mia vita? del mio futuro? Non sono un ammasso inerme di cellule, sono una nuova vita che si sta formando. Mi avete desiderata e cercata e ora che vi piaccia o no io sto arrivando, quindi fate un po’ come volete ma organizzatevi, e smettete di fare i bambini, perché qui l’unica bambina sono io e ora che ci sono non ho nessuna intenzione di tornare indietro!”
Ripenso a quando io dimagrivo, vomitavo e non riuscivo a mangiare praticamente nulla, e tu, indifferente a tutto ciò che ti circondava crescevi anche più della media, estranea ai nostri momenti di crisi, di tuo padre e miei, per nulla preoccupata dei dubbi delle paure e delle infinite incertezze, che hanno caratterizzato e condizionato, soprattutto i primi mesi della mia gravidanza.
Tu hai continuato il tuo processo di crescita, prendendo energicamente da me, ciò che ti serviva, imponendo in maniera chiara e decisa la tua presenza, fin dal primo momento, senza esitazioni, senza debolezze. Questa sei tu Tripy!
Questa è la figlia che mi aspetta, una figlia che a quanto pare è forte e determinata ed ha tutto quello che io a volte mi dimentico avere…

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