giovedì 30 settembre 2010

Uguale a me, uguale a lui, diversa da tutti!

Come me, tua madre, nascerai a Bologna, la città famosa per i suoi tortellini, ma conosciuta per la sua Torre degli Asinelli, la torre pendente più alta d’Italia.
Come me muoverai i tuoi primi passi nella vita in autunno, proprio nel momento dell’anno in cui la natura si prepara ad andare in letargo.
Come me vedrai la luce con un parto cesareo, risparmiandoti così il primo lavoro e la prima fatica della vita: quella di nascere.
Come me sei indiscutibilmente una femmina, anche se la mia pancia “appuntita” secondo le credenze popolari è tipica di un maschio…
Guardandoti nella modernissima ecografia 3 o 4 d (non ho ancora capito se è 3 o 4, ma non importa…), sembra anche che proprio come me, avrai il “pippio”.
Come lui, naturalmente, tuo padre, sembra che tu abbia la mitica fossetta nel mento, quella che come tu ben sai, io ho ribattezzato “buco nudo”.
Come lui, spero tu abbia la pelle, morbida e profumata e spolverizzata da una pioggia di lentiggini.
Come lui, spero tu abbia i capelli, perfettamente dritti, senza il minimo accenno ad un’onda.
Come lui vorrei tu avessi gli occhi, sorridenti e vivaci, con quell’espressione a volte timida a volte monella, che riesce a disarmarmi senza bisogno di parole.
Ma fortunatamente so perfettamente che tu non sarai né come me né tantomeno come lui e sono consapevole del fatto che tu sarai semplicemente e solo te stessa!
Forse, anzi direi probabilmente, si riusciranno ad intravedere alcune somiglianze, in effetti, scientificamente parlando, sei l’unione fra 23 dei miei cromosomi e 23 di quelli di tuo padre, ma al di là della scienza, spero di notare in te soprattutto quelle che saranno le tue caratteristiche personali.
Che tu sia bionda, mora o rossa (però ammetto che questa rara eventualità mi piacerebbe…), ha davvero poca importanza. Che i tuoi capelli ricordino un mare piatto, mosso o in burrasca, alla fine dei conti non fa nessuna differenza.
La cosa fondamentale, l’unica che ha un certo peso e un valore assoluto è che tu sarai nostra figlia. Comunque tu sia, caratterialmente e fisicamente sarai per sempre nostra figlia e noi ti ameremo per il semplice fatto di esserlo.
Anche se, come sembra, tu dovessi avere in testa il ciuffo ribelle delle mucche scozzesi, sono certa che mi innamorerò perdutamente di te e che non riuscirò più a fare a meno del tuo ciuffo.
P.s. Una domanda Tripy: ma davvero quell’ammasso incolto che si è intravisto ieri nell’ecografia era un ciuffo di capelli ribelli? No dai… Gentilmente, prima di uscire, puoi passare dal consulente di immagine? Grazie…

mercoledì 29 settembre 2010

Imparando a conoscersi

Ognuno di noi è profondamente convinto di conoscere se stesso.
Ognuno di noi è assolutamente capace di stupire se stesso.
Ogni volta che ognuno di noi scopre di non conoscersi riesce, incredibilmente, a stupirsi.
In questo ultimo anno ho capito di me cose che non sapevo, ho visto aspetti che non conoscevo e ho scoperto cose che nemmeno immaginavo lontanamente di avere.
Ora so che sono in grado di superare le mie paure, anche quelle più profonde, che in me esiste anche il coraggio, sebbene sia nascosto e che ho una grande insospettabile forza di volontà.
Ora so che anche in me, come in tutti gli esseri umani, lo spirito di sopportazione e la pazienza hanno un limite, e tentare di superarlo non è proprio il caso.
Ora so che amo condividere, ma che in determinate situazioni sono capace di trasformarmi in un pericolosissimo orso grizzly e difendo con le unghie e con i denti il mio diritto alla riservatezza e alla mia privacy.
L’ho scoperto per caso, proprio mentre cercavo di vivere e di sopravvivere a questo intenso 2010.
Prima l’ho capito vivendo lo schiacciante dolore di una perdita, quando ho sentito l’irrefrenabile necessità di appartarmi in un angolo della mia vita per leccarmi in pace le mie ferite.
Poi la conferma l’ho avuta vivendo la gioia di una gravidanza, quando ho provato l’irresistibile desiderio di proteggere te e me dalla morbosa curiosità della gente.
Questa cosa di me Tripy l’ho imparata da te, me l’hai insegnata tu, con la tua presenza.
Sai una cosa, è bello imparare a conoscermi attraverso di te… è strano ma… bello!

Un nome con le ali

Presto sarai nata e anche se forse per tutti noi continuerai per molto tempo ad essere semplicemente Tripy, avrai anche un nome vero che ti accompagnerà per il resto della tua vita.
Un nome scelto da papà e mamma, forse l’unico su cui siamo stati incredibilmente subito d’accordo.
Un nome con un retrogusto un po’ magico e molto fiabesco, che mi ha stregata e mi è piaciuto all’istante e che ho sentito subito tuo.
Un nome con le ali, che spero possa farti volare in alto, oltre le nuvole, là dove il sole splende sempre e riscalda e illumina anche le notti più fredde e più cupe.
Un nome che spero ti renda libera, libera dalle regole e dagli schemi prestabiliti, che ti faccia vivere una vita da favola e che ti permetta di sognare ad occhi aperti.
Il tuo nome Tripy… un nome con le ali, ancora avvolto nel mistero ma che ti è appartenuto da subito.

Ed io dove sono?

È notte fonda e io sono in piena crisi di panico e non riesco a dormire.
È da un po’ di giorni che guardo attorno e dentro di me e mi faccio sempre la stessa domanda: “ma io dove sono?”, ma non riesco a trovare la risposta e nemmeno me stessa…
Ci sei tu nel mio ventre.
Ci sei tu nei miei pensieri.
Ci sei tu nei miei gesti.
Ci sei tu nelle mie parole.
Ci sei tu nei miei sogni.
Ci sei tu nei miei sguardi
Ci sei tu nelle mie fantasie.
Ci sei tu nelle mie paure.
Ci sei tu nei miei acquisti.
Ci sei tu nella mia dieta.
Ci sei tu nei miei malesseri.
Ci sei tu nei miei discorsi.
Ci sei tu nel mio futuro.
Ci sei tu ovunque, in ogni anfratto, in ogni spazio, in ogni respiro…
Ti sei formata, allargata, espansa e hai occupato ogni angolo libero, senza che me ne rendessi nemmeno conto, hai spinto via energicamente gli ostacoli, ti sei fatta posto a discapito di tutto ciò che ti circondava e silenziosa come il gas, in nove mesi hai saturato l’ambiente.
Per prima io, mi sono arresa di fronte alla tua presenza, forte, decisa e a volte ossessiva e invadente.
Scalpitante come una puledra imbizzarrita, vivace come un pesce guizzante ti sei imposta prima su di me e poi su tutto il resto del mondo.
Ora però non vedo più dove sono io…
Tutto parla di te e niente e nessuno mi parla più di me, di me come donna, di me come persona e non solo di me incubatrice umana, di me futura madre…
Chi, mi chiede come sto per sapere davvero solo come sto io e non come stai tu?
Chi, mi chiama solo per parlare con me e non per chiedere di te?
Chi, si preoccupa realmente per me e non in funzione di te?
Chi posa il suo sguardo sul mio corpo non per la pancia, ma per vedere me?
Chi, pensa alle mie esigenze, tentando per un attimo di dimenticare quelle che sono le tue?
Esisti solo tu, io non esisto più.
La tua vita, piccola, fragile e indifesa si è impossessata della mia.
Forse diventare madre significa rinunciare a se stessi in funzione del proprio figlio…
Forse sono solo un’incredibile egoista, assolutamente impreparata a diventare madre.
Forse sono io quella sbagliata, che non riesce ad annientarsi in funzione di te e forse chi mi da i consigli, lo fa perché vede in me la mia assoluta inadeguatezza a ricoprire quel ruolo di “madre”, che ho sempre pensato che fosse tagliato su misura per me.
Non ci capisco più nulla.
Sono stanca, confusa, spaventata.
Continuo a ripetermi la stessa domanda: “ma io dove sono?”, ma per quanto ci stia provando, non riesco a trovare la risposta e nemmeno me stessa…

martedì 28 settembre 2010

Più libere o più schiave?

Ciao Tripy, manca ormai davvero poco alla tua nascita...
Se sto attenta, oltre al tuo singhiozzo e ai tuoi movimenti, mi sembra quasi di sentire anche il ticchettio del tempo che va avanti inesorabile, scandito con una regolarità che è quasi fastidiosa.
Pochi giorni ancora e poi tu nascerai e sarai finalmente libera.
Libera dal mio corpo, che per tutti questi mesi è stato la tua gabbia dorata.
Libera dai miei pensieri, dai miei timori e dalle mie ansie che sono stati anche le tue.
Finalmente libera di guardare il sole che sorge, libera di crescere, libera di essere una persona e di spiccare il volo.
E sarò più libera anche io.
Libera dalla tua presenza dentro di me, che per tutto questo tempo mi ha posseduta.
Libera dal mal di stomaco, dai tuoi calci e da tutto ciò che in questi mesi ha reso meno dolce l’attesa.
Libera dalla curiosità morbosa di chi pensa che una gravidanza sia della collettività.
Dopo che sarai nata entrambe saremo più libere ma anche più schiave.
Tu schiava di una madre che forse, temo, sarà apprensiva più del necessario.
Schiava di una madre che cercherà di fare di te la bambina più felice del mondo, schiava delle mie coccole, dei miei baci, ai quali non riuscirai a sottrarti, almeno non nei primi mesi.
Ed io, schiava del tuo pianto, schiava dei tuoi orari che saranno, inevitabilmente, anche i miei.
Schiava dell’invadenza di chi pensa che un bambino sia patrimonio dell’umanità.
La domanda giusta forse è: più libere o più schiave?
Forse non saremo nessuna delle due cose, saremo semplicemente una mamma e una figlia che imparano a conoscersi, che si vogliono bene e che crescono insieme.

lunedì 27 settembre 2010

Rose rosse per me Tripy.

Rose rosse per me Tripy.
Così è finito il primo giorno di questa settimana.
Avrei voglia di dirti tante cose… ma sono ancora troppo confuse per scrivertele… forse domani. Per ora notte ti auguro una buona notte.

domenica 26 settembre 2010

Preparativi

Nei giorni scorsi è arrivato il kit per la conservazione delle cellule staminali e del cordone ombelicale… Anche pensare a questo fa parte dei preparativi per il tuo arrivo.
Oggi ho cominciato a preparare la tua culla, anche se ho tempestivamente provveduto a farla uscire da casa… sai un pizzico di scaramanzia in certe occasioni, non guasta!
La culla vuota mi fa decisamente un brutto effetto.
Un sacco di cose da fare, nessuna indispensabile, ma tutte importanti, tutte necessarie a riempire questi ultimi attimi in tua attesa.

sabato 25 settembre 2010

Un sabato autunnale

È arrivato l’autunno.
Fuori piove.
Io sono sul divano con Heidi che cerco di rilassarmi, cosa non facile.
Sono gli ultimi giorni senza di te e poi tutto questo cambierà… e sarà per sempre.
Questo pensiero, e non solo questo, mi terrorizza.
Buon week end Tripy.

venerdì 24 settembre 2010

Educazione coatta all’uso e non all’abuso del telefono

Sono stressata, nervosa, insofferente, annoiata, stanca… e se rifletto un altro po’, sicuramente mi viene in mente qualcos’altro, ma sempre su questo genere.
Credo di soffrire di una forma acuta di depressione pre-partum.
Non ne posso più.
Di chi mi chiede come sto tre volte al giorno e si preoccupa per me ma solo perché contengo te.
Di chi non mi considera più una donna, ma mi vede solo come un’incubatrice e una futura madre e come tale mi tratta.
Di chi pensa che dovrei per forza essere felice di fare un cesareo perché così non ha l’ansia di aspettare una telefonata a sorpresa.
Di chi non capisce e non rispetta il mio profondo bisogno di vivere la mia gravidanza e la tua nascita in maniera intima e riservata insieme a tuo padre.
Di chi, troppo impaziente di vederti, ogni giorno mi chiede quanto manca, senza pensare che così, per me, diventa un vero e proprio stillicidio.
Di chi vuole raccontarmi il suo parto con, naturalmente, tutte le eventuali complicazioni, senza rendersi conto che… davvero non sarebbe il caso!
Di chi vuole commentare con me i fatti di cronaca di quest’ultimo periodo, ma solo quelli che riguardano parti finiti male…
Di chi già ora comincia a volermi insegnare come poter essere una perfetta madre dopo che sarai nata, togliendomi anche il diritto di sbagliare in pace.
Di chi pur non avendo figli, pensa comunque di sapere quali sono le mie sensazioni, i miei pensieri, i miei timori e le mie paure.
Di chi attende la tua nascita con un’ansia eccessiva, non tenendo in considerazione che quella che sta per nascere è solo figlia mia e di tuo padre, e di nessun altro.

La cosa peggiore è che in quest’elenco credo di aver praticamente incluso il 70% delle persone che mi circondano…
Ma è così assurdo riuscire a comprendere che vorrei solo vivere questi ultimi giorni di gravidanza, tranquilla, serena e soprattutto da sola con tuo padre e lontana dalle innumerevoli fonti di stress… (speriamo solo di non far accapponare di nuovo la pelle a Jo74…).
Ma evidentemente questo non è possibile: più mi allontano più gli altri si avvicinano, più mi chiudo a riccio, più provano ad invadere il mio spazio e non bussano prima di entrare, sfondano la porta!
Io ho avuto pazienza e ti aspetto da otre 9 mesi, credo che gli altri potrebbero fare lo sforzo di pazientare qualche giorno in più…
Ma come dicevo ieri, io ho nel ventre il biglietto della lotteria vincente che tutti vorrebbero vedere, toccare e possedere. E se tu nascessi prima, tutto sommato in molti sarebbero contenti, così esaudirebbero prima i loro desideri.
Non conta quello che penso io, quello che vorrei io, quello che mi piacerebbe o quello che mi fa bene …
Non ha nessuna importanza che noi dobbiamo imparare a conoscerci, trovare i nostri ritmi, e assestarci.
Non interessa a nessuno che dopo nove mesi di gravidanza, tuo padre ed io dobbiamo abbandonare ciò che resta del nostro equilibrio come coppia, per abituarci contemporaneamente, ad essere una famiglia.
No, tutto ciò evidentemente, non ha nessuna rilevanza.
La nascita di un bambino viene vissuta dai più come un evento collettivo… e tutti vogliono dire la loro, tutti pensano di poter essere i protagonisti, tutti pretendono, tutti accampano il diritto di arrivare subito dalla neonata… come se il “tenero batuffolino rosa”, avesse una scadenza a breve termine.
E più fanno così più la mia voglia di privacy aumenta, anche se non rientro fra i vips…
Mi viene voglia di scappare da tutto e da tutti. Se potessi partirei ora per il Nepal e andrei a partorire là, l’unico posto dove forse riuscirei davvero a stare in pace.
Le persone che conosco che hanno già avuto dei figli mi “rincuorano” dicendomi che dopo, quando sarai nata, sarà peggio…
Ma io non ho davvero nessuna voglia di farmi venire la depressione post partum solo perché la gente, quando nasce un bambino, non capisce più dove sta il buon senso!
A parte sfogarmi come ho fatto ora, come posso risolvere il problema visto che di andare in Nepal, evidentemente, non se ne parla?
Come prima cosa ho deciso di iniziare quella che ho battezzato come “rieducazione coatta all’uso del telefono”. In cosa consiste? Semplice, ho staccato la suoneria e non rispondo più a nessuno, tranne tuo padre,naturalmente.
Richiamo io le persone che mi hanno cercata, in un momento in cui mi sento di farlo. Questo processo rieducativo è appena cominciato ma sicuramente continuerà anche dopo la tua nascita e potrebbe durare anche un bel po’, almeno fino a quando la gente non mi dimostrerà di aver recuperato il senno.
Ma dimmi tu se uno per stare in pace deve arrivare a questi punti…

Fine di un’altra settimana di gravidanza

Con oggi finisce la nostra 36esima settimana di gestazione ed entriamo nella 37esima. Siamo decisamente in dirittura di arrivo. Dicono di noi:
Alla 36° settimana di gravidanza, siete al completamento della gestazione. Vi potete sentire molto stanche o addirittura esauste, a causa dell’inquietudine, della mancanza di buone dormite e della noia generale. (Confermo e sottoscrivo tutto e l’accendo perché è la mia risposta definitiva, ora però voglio il premio!).
La grandezza dell’utero è cresciuta enormemente e ora misurerà circa 1.000 volte il volume originario. L’utero è arrivato a quasi 14 cm dal vostro ombelico. (Praticamente in gola!).
Se datiamo l’inizio della gravidanza a partire dalla data del concepimento, allora la gravidanza ha trascorso esattamente 9 mesi ed il bambino, ovvero tu Tripy, puoi nascere in qualsiasi momento. Dopo 36 settimane di gravidanza, il bambino si sposta completamente e la testa scende lungo la parte bassa fermandosi a livello della fossa all’interno dell’osso pelvico materno. Questo processo si chiama ingaggio o alleggerimento. In questo modo i polmoni e lo stomaco della futura mamma, hanno la possibilità di allargarsi un po’ di più e il mangiare e il respirare diventeranno meno fastidiosi. (Noi però del miglioramento non ce ne siamo accorte…).
D’ora in avanti potreste sentire la pressione del bambino e questo potrebbe portarti la sensazione di urinare spesso. (Ma noo, dai, non mi dire, non me n’ero accorta, che sia per questo che sono w.c. dipendente e conosco tutti i bagni dei supermercati, bar, ristoranti e negozi della riviera romagnola??? Potrei scrivere la guida Michelin dei cessi pubblici…).
La testa rivolta verso il basso è la posizione più comune e caratterizza il 95% delle nascite. Il piccino può posizionarsi anche in molti altri modi, come di faccia, di spalla, di traverso, o di sedere. (Tu sei in posizione perfetta Tripy, ma siccome sei “capa tosta”, il risultato non cambia e ci tocca farti nascere con un bel “cesareo programmato…).
Vi sentite davvero appesantite. (chissà perchè…). Voi e il vostro bambino state crescendo in questo periodo, ed in alcuni casi potrebbero mancare ancora 4 settimane al parto. (non credo proprio sia il nostro caso…). La donna e il bambino continuano a crescere fino a quel momento. (soprattutto la donna…). Un bimbo nato tra la 37° settimana e la 41° è un bimbo perfettamente normale, dato che questo è considerato come il periodo corretto di completamento della gestazione.
La lunghezza approssimativa dalla testa alle dita dei piedi è di circa 50 cm e il peso è di circa 2,8 Kg. (Ecco appunto, molto approssimativa perché mi sa che tu “svagli” da queste misure standard).
In questo periodo il principale compito del bambino è quello di accumulare più grasso possibile e le guance, le ginocchia e le caviglie iniziano ad incresparsi a causa del grasso sotto cute. (Anche la mamma continua ad accumulare grasso e più che incresparsi la sua pelle si tende e si gonfia).
Il cervello del bimbo si sta sviluppando molto velocemente (quello della mamma al contrario si è praticamente riassorbito…).
Le gengive del nascituro diventano forti, rigide e c’è lo sviluppo completo dei muscoli necessari a succhiare. (Le gengive della mamma sono dolenti, gonfie e sanguinano…).
Il piccolo ingoia una certa quantità di liquido amniotico quotidianamente e lo espelle come urina. C’è un equilibrio che viene mantenuto tra la quantità di liquido ingerita e quella espulsa.
In questo periodo state andando settimanalmente a fare dei controlli dal vostro medico. La posizione del bimbo e i livelli di liquido amniotico per sicurezza vengono monitorati piuttosto spesso.
I diversi cambiamenti del corpo che può subire la donna durante la 36° settimana includono il bruciore di stomaco (ce l’ho), la stipsi (ce l’ho), la minzione frequente (ce l’ho), la sensazione di pesantezza (ce l’ho), il mal di schiena (mi manca), i crampi (rari ma ce li ho), il dolore nella regione pelvica (mi manca), le emorroidi (sorvoliamo…) e così via (a perché vogliamo aggiungere altre chicche???).
Ci potrebbe essere un aumento dei livelli di zucchero nel sangue e un aumento della pressione. Potrebbero comparire delle infezioni del tratto urinario o altre infezioni a causa della minzione molto frequente o delle emorroidi.
(Suvvia dai, pensiamo positivo! Facciamo che il corposo elenco potrebbe tranquillamente essere finito qui senza aggiungere ulteriori sfighe!)

giovedì 23 settembre 2010

Un giorno in meno di ieri, uno in più di domani

L’estate è finita Tripy, da ieri siamo ufficialmente Non solo l’autunno, ma anche il conto alla rovescia per la tua nascita è ufficialmente iniziato. Dato che nascerai con un parto cesareo, anche se non l’ho mai dichiarato ufficialmente, è abbastanza scontato che la data sia già stata fissata, ma noi, soprattutto io, ho scelto di tenere questo evento riservato a pochi intimi e, per questo, non abbiamo pubblicizzato la cosa.
Del resto anche chi è stato messo al corrente della data, sa già da tempo che le visite in clinica non sono gradite, scusate la franchezza… ma non mi sembra il caso, in un momento così particolare vorrei riuscire a godere il più possibile l’intimità della mia famiglia, penso sia un mio diritto…
In ogni caso l’incontenibile tam tam del “quanto manca” è inevitabilmente cominciato… e lo stillicidio di questa domanda ripetuta tutti i giorni anche dalle stesse persone, naturalmente non mi stressa, mi rompe letteralmente le p…e!
Ma cribbio, non sapete contare? Non ce lo avete un calendario in casa, nemmeno un pallottoliere???
Un consiglio: disegnate sul muro delle caselle e crocettatene una al giorno, saprete esattamente quanto manca senza scassare i co…oni a me! Grazie!!!
(Lo so a papino non piace quando dico le parolacce ma quando ce vo’ ce vo’… Lo so, Anna si arrabbia quando io sono nervosa, ma oggi sono incontenibile e mi sembra di intuire che sono scesa dal letto col piede sbagliato…).
La risposta giusta che darò d’ora in poi è: manca sempre un giorno in meno di ieri e un giorno in più di domani!
Tranquilli parenti e amici, non vi perderete il “lieto” evento, vi prometto che quando Tripy sarà nata, riceverete da me o più probabilmente dal papà, un sms con la comunicazione ufficiale…
Il nome della clinica resta ovviamente top secret, anzi, per essere più bastarda mi sto divertendo a sviare abilmente chi insistentemente me lo chiede, dirottandoli sulle cliniche che fortunatamente sono presenti numerosissime sul territorio bolognese, così che se anche a qualcuno venisse la malsana idea di balzare in macchina e fare un’improvvisata, avrebbe la sorpresa di non trovare né i neo-genitori, né tantomeno l’ambita visione della neonata…
Se nonostante tutte queste precauzioni, qualcuno riuscisse a “scovarci”, oltre a godere della vista della neonata, cosa che ho capito attrae come un biglietto della lotteria vincente, avrebbe anche la meno piacevole visione di una neo-mamma super-incazzata, che sicuramente riuscirà a mostrare il suo lato peggiore e che si accerterà di depennare tempestivamente il nome “dell’invadente” (non fa nessuna differenza che sia un amico o un parente) dall’elenco delle persone gradite, provvedendo inoltre a fare in modo che Tripy, crescendo, abbia in futuro il minor numero di contatti con la persona in oggetto.
Chi mi conosce sa che le mie non sono solo parole minacciose, ma sono una certezza.
Hai una mamma testarda Tripy e se mi metto in mente una cosa è dura farmi cambiare idea: se lo dico, lo faccio! L’ho dimostrato più volte, ad esempio con mia sorella che non vedo e non sento da circa un anno e mezzo, pur abitando a soli 60 kilometri di distanza.
Non so quindi se davvero valga la pena di venire a trovare il tenero batuffolino rosa a poche ore dalla nascita, a discapito di un futuro e duraturo rapporto…
Sono cattiva? Probabilmente sì, ma non me ne può fregare di meno e credo che ci siano momenti in cui la privacy vada rispettata e questo è uno di quei momenti.
E come dice il proverbio, uomo avvisato, mezzo salvato…

23 settembre

L’estate è finita Tripy, da ieri siamo ufficialmente in autunno.
Era da un po’ di giorni che avevo notato il colore brunito delle foglie degli alberi, ma non avevo riflettuto sul fatto che anche da calendario è cambiata la stagione.
Quindi direi che ora puoi nascere e indossare tranquillamente le tue meravigliose tutine di ciniglia e i body a manica lunga...
A proposito di date e di nascite, se ti ricordi una delle prime date in cui tuo padre avrebbe voluto che nascessi era proprio oggi, 23 settembre, giorno del compleanno di Bruce, e non ti azzardare nemmeno a pensare “Bruce chi?” che poi papino ci resta malissimo… In ogni caso credo che anche lui si sia ormai rassegnato al fatto che non nascerai nello stesso giorno di Bruce, anche perché, probabilmente per te è ancora meglio restare nel pancione di mamma ancora un pochino. E forse se tu arrivassi a sorpresa oggi, gli scombineresti tutti i piani lavorativi e gli incasineresti terribilmente la vita, quindi direi che non è proprio il caso, mi sembra che non abbia bisogno di ulteriori complicazioni.
Un suggerimento per te Tripy: evita improvvisate, non è il periodo giusto…

mercoledì 22 settembre 2010

Una piccola donna con una grande fortuna

In quest’ennesima lunga notte, in cui dormire sembra quasi diventato un optional, e le ore sembrano essersi allungate, forse per aspettare con più calma la tua imminente nascita, ho avuto molto tempo per riflettere Tripy, ed ho pensato che siamo due donne fortunate. Sì, cara Tripy, hai capito bene, anche tu lo sei già, una piccola donna con una grande fortuna: tuo padre.
Un padre che non ti tradirà né abbandonerà mai, ma che nei momenti importanti sarà al tuo fianco, stabile come una roccia di granito.
Un padre che raramente darà i numeri, anche se, come dice lui, i numeri li “mastica” tutti i giorni, ma sul quale tu scoprirai presto che potrai sempre contare.
Un padre a volte un po’ orso, ma spesso anche molto giullare, che sa perfettamente qual è il suo ruolo, e riesce, senza sminuirle, a rendere meno drammatiche anche le situazioni più difficili.
Un padre sicuramente presente, come ha detto ieri la ginecologa, ma che non sarà mai invadente quando ti osserverà attraversare felice la vita irradiata dai raggi del sole, ma che ti troverai magicamente accanto ogni qual volta una nuvola, o anche solo un’ombra, oscureranno il tuo sorriso o renderanno incerti i tuoi passi.
Un padre che anche quando avrà lo sguardo perso e lontanissimo e ti sembrerà assente e distratto da mille pensieri, puoi essere certa che in qualche recondito angolo del suo cervello “multitasking”, starà sicuramente registrando anche i dettagli infinitesimali, per stupirti in un secondo momento con garantiti effetti speciali.
Un padre che non dubiterà mai delle tue capacità, ma che anzi, sarà uno stimolo per aiutarti a credere in te e non si stancherà mai di ripeterti che “tu ce la puoi fare”.
Un padre che come tutti gli esseri umani, ha dei dubbi e delle paure, ma troverà sempre il modo ed il coraggio di darti la forza di cui avrai bisogno.
Un padre che non è un supereroe, ma è molto meglio perché non ha bisogno di travestimenti per diventare speciale.
Ora comprendi, Tripy perché ho iniziato dicendo che hai una grande fortuna?
Perché tu, piccola donna, sei figlia di un grande padre!

martedì 21 settembre 2010

Tu prima di me

Stamattina il programma, piuttosto denso, prevedeva: tracciato, visita di controllo e flebo di ferro.
Stamattina ho scoperto che si diventa madre molto prima della nascita del proprio bambino.
Stamattina ho scoperto che per me tu vieni già prima di me…
Ho avuto una reazione allergica dopo la flebo di ferro e, quando mi hanno proposto di farmi una fiala di cortisone, la mia prima ed unica preoccupazione è andata a te.
Immediatamente ho detto “purché non faccia del male alla bambina”, e contemporaneamente mi sono toccata la pancia in un gesto di protezione.
E ti assicuro che mi sentivo malissimo, avevo un mal di stomaco insopportabile e, se fosse stato solo per me, avrei fatto qualsiasi cosa pur di riuscire a stare un pochino meglio. Ma la tua presenza ha reso la prospettiva delle cose, totalmente diversa.
Non avrei mai fatto nulla per star meglio io, se questo avesse potuto creare anche solo un minimo problema a te.
In tutto ciò, fortunatamente tu stai bene, io ho delle contrazioni, ma niente di preoccupante e, per ora, quasi non le sento, riesco a sentire solo i tuoi movimenti e credo che, quando sarai nata, mi mancheranno immensamente le tue rassicuranti capriole e i tuoi calcetti, a volte un po’ dolorosi, ma che sono comunque una dimostrazione della tua vitalità.

Distrazione

Mi stavo per lavare i denti con il gel disinfettante per le mani, ho messo in frigo il guantone da forno, riesco a bruciare ogni sera un po’ della cena…
Tutto ciò ti diverte Tripy? A me non tanto, soprattutto considerando che questo è solo l’inizio di un elenco che potrebbe essere molto più corposo…
Peccato solo che la mia distrazione mi abbia fatto dimenticare anche gli altri episodi di questo genere...

Le tue prime mutande

Ieri ti ho comprato un paio di mutande: le prime mutande della tua vita.
Le guardo e sorrido… Sono morbide, di una sottile spugna rosa, con i buchi per le gambe sul davanti e non sotto, come quelle di noi adulti. Sono a vita alta, oserei dire, altissima, e hanno un fiocchetto di raso che, a occhio, dovrebbe capitare più o meno all’altezza del tuo ombelico.
Non sono sexy, naturalmente, ma io le trovo bellissime e assolutamente irresistibili.
Le tue prime, meravigliose mutande… Le guardo, le tocco e mi sembra quasi di riuscire a sentire il tuo profumo, ho quasi l’impressione di vederti sgambettare e di poter accarezzare la tua pelle profumata.
Le tue prime mutande Tripy, piccoli incredibili oggetti che parlano di te e raccontano di me.

lunedì 20 settembre 2010

I giorni dell'attesa

Dopo aver vissuto la “dolce attesa” per tutti questi mesi, ora stiamo vivendo i giorni della vera attesa. Quelli che non passano mai, quelli in cui conti i minuti che mancano alla fine di questa esperienza e all’inizio di una vita diversa, quelli in cui la curiosità e la paura la fanno da padroni, quelli in cui non puoi far altro che aspettare, aspettare e aspettare… Fai il conto alla rovescia, ogni giorno è un giorno di meno, ogni giorno li riconti tutti, nella speranza di esserti sbagliato e di averne contato qualcuno in più… Ma non ci sono errori, e nemmeno ulteriori sconti… Ufff
E come se non bastasse, nei giorni della vera attesa è anche difficile andare in giro.
Vorresti e dovresti fare mille cose, ma ogni giorno sei sempre più stanca per riuscire a farne anche solo una delle mille.
La pancia continua incredibilmente a crescere e a pesare e tu ti domandi dove arriverà…
La gente continua a guardarti sempre più stranita e continua a farti le stesse domande…
E la tentazione, anche per gli estranei, di toccare il pancione è sempre più irresistibile, tanto che oggi ho dovuto placare una signora che era già pronta con la sua manina allungata, per appoggiarla sul pezzo di pancia che spuntava da sotto la maglia…
Giuro che se lo avesse fatto le davo un morso!
Ecco Tripy, in tutti questi mesi mi sono chiesta cosa facevi tu, ora ti chiedo, cosa posso fare io perché l’attesa sia davvero dolce e non diventi noiosa?
Attendo fiduciosa tue risposte. Baci da mamma e anche da papà.

Da un estremo all'altro

Dopo aver passato le ultime settimane letteralmente ad ingozzarmi di tutti quei cibi che servono a stimolare la defecazione (parola più elegante per indicare l’azioni di fare la cacca...): fichi, kiwi, uva, prugne, latte, yogurt, passati di verdura… etc etc, (la stipsi o stitichezza, che dir si voglia, fa parte delle numerose “gioie” della gravidanza…), oggi ho iniziato la settimana con il problema contrario: una diarrea fulminante, senza riuscire perciò ad allontanarmi dal bagno…
Sono solo le 10 e 20 e siamo già a quota 4… Credo che tutto ciò che ho mangiato si sia accumulato nel mio corpo e abbia deciso di fare effetto tutto in una volta…
Ora la domanda nasce spontanea, è possibile che in gravidanza si passi dalla dissenteria alla stitichezza senza soffermarsi su una via intermedia?

Ehi, c'è qualcuno lì dentro?

Ieri sera mentre ero sul divano, papino come fa spesso, ha appoggiato la sua mano sulla panciona, (ormai non esiste altro modo per definirla…) e tu hai cominciato a muoverti, come per salutarlo.
Papino aveva un’espressione del viso che non riuscivo a definire, così gli ho chiesto cosa provava lui nel sentirti dall’esterno, dato che per me è ovviamente diverso.
Lui mi ha risposto che è la dimostrazione che lì dentro c’è qualcuno.
Ha detto “qualcuno” e non qualcosa, dandoti una connotazione umana…
È stato bello sentirglielo dire anche se mi ha fatto un effetto strano…

domenica 19 settembre 2010

Le regole del gioco

Ieri: ennesima discussione al telefono con tua nonna, ennesime incomprensioni, ennesime parole sprecate, ennesime spiegazioni inutili e ridicole.
Oggi: ennesimo giorno senza sentirci, ennesimo stress, ennesimo senso di colpa, perché così ti hanno insegnato e perché poi pensi che è anziana e forse l’età…
Ma in cuor tuo sai perfettamente che non è così, non dipende dall’età, sì quella può aver accentuato certi aspetti del suo carattere, ma siamo sinceri, lei è sempre stata così: primadonna, capricciosa, melodrammatica e decisamente, esagerata!
Lei non è cambiata, forse è peggiorata ma fondamentalmente è rimasta ciò che è sempre stata. Sono io quella che è cambiata.
Ho letteralmente regalato a lei e a mio padre 36 anni della mia vita, permettendogli di fare ciò che volevano, di inculcarmi le loro paure, di realizzare attraverso di me le loro aspettative, di appagare il loro egoismo, di vivere la vita che loro avevano scelto per me, senza mai ascoltare le mie necessità, senza mai vedere ciò che era evidente: sceglievano l’opposto di ciò che mi avrebbe resa felice!
Per 36 anni non ho mai opposto resistenza, non ho nemmeno chiesto spiegazioni: ero infelice, chiusa in una gabbia che avrebbe dovuto proteggermi, ma che riusciva solo a soffocarmi, facendomi più volte desiderare di non svegliarmi più…
Non immaginavo potessero esistere alternative pensavo che la vita dovesse essere necessariamente così: sofferenza e nient’altro!
Col tempo ho capito che anche se mi hanno fatto del male, lo hanno fatto per affetto, per una loro totale incapacità di amare in un modo sano. Non sarei arrabbiata con loro, se non dovessi combattere quotidianamente con i loro inutili e ripetuti tentativi di continuare a dominarmi e se non vedessi il loro totale rifiuto a volermi bene per la persona che veramente sono!
Mio padre quasi non parla, chiuso nel suo mondo, nessuno sa quello che gli passi per la mente, che cosa davvero pensi durante i suoi lunghi silenzi. Non prende mai iniziative, non assume mai una posizione nelle discussioni. Rimane spettatore e spesso fa la vittima. Non vuole sentire ragioni, se non le sue e si chiude nella sua sordità che non sempre è tale da impedirgli di ascoltare.
Mia madre non riesce a rassegnarsi di fronte all’evidenza che le regole del gioco sono cambiate e non può accettare che ora sono io, a scegliere della mia vita.
Io decido e se sbaglio, io ne pago le conseguenze, io e nessun altro: così è e così voglio che continui ad essere.
A questo punto per lei la cosa più facile, è trovare un colpevole sul quale riversare la sua rabbia, a cui dare la “colpa”, in nessun caso il merito, del mio cambiamento.
E chi se non, ovviamente, tuo padre? Il “cattivone”, che mi ha portata via, allontanandomi dalla mia famiglia (che mi impediva di essere me stessa), dalla città in cui avevo sempre vissuto (anche se io direi abitato, perché quella non era vita!).
Ma il mio cambiamento non dipende da lui, come erroneamente pensa lei, offendendomi ancora una volta e dimostrando così, di non avere nessuna fiducia in me, e di credere che io non abbia le capacità di decidere e ragionare da sola con la mia testa.
Essermi allontanata dalla sua supervisione, mi ha permesso di aprire gli occhi e di vedere una realtà diversa da quella che mi aveva sempre raccontato. Il mondo, la vita, non sono quello che mi è sempre stato dipinto… Non è tutta una tragedia, non ci sono solo i drammi e le disgrazie, il peggio non è sempre dietro l’angolo pronto a saltarti addosso, le cose non vanno sempre male e i sogni… i sogni vanno coltivati!!!
Ed ora che so che si può anche essere felici e che a volte non è nemmeno così difficile come pensavo, ma basta semplicemente abbassare le autodifese e lasciare entrare la vita… ora che l’ho scoperto, non sono più disposta a tornare indietro, nel buio, nell’ansia perenne, non voglio più tornare a sperare di non svegliarmi il giorno dopo.
Ma lei evidentemente non riesce proprio a capire che ogni volta che decide per me e ignora la mia volontà, rende le barriere fra di noi sempre più alte e insormontabili e le distanze, incolmabili. Non può accettare il fatto che non lascio più a nessuno il potere di prevaricarmi e la libertà di decidere per me.
Ma queste sono le mie regole del gioco, non esistono alternative: prendere o lasciare!

Eccoti qua, nella tua totalità

Stamattina per come ti agiti, sembri la pallina di un flipper impazzito!
Sono sdraiata supina e guardo la mia pancia deformarsi e rigonfiarsi, prima a destra e poi a sinistra: sembra un mare in burrasca!
Di fronte a questa immagine decisamente impressionante, i pensieri improvvisamente escono dalla mia bocca sotto forma di parole e dopo aver riflettuto qualche istante dico a voce alta: l’invasore è proprio arrivato.
Poi commento: occupi i 2/3 della mia pancia, i ¾ della valigia… e tuo padre accanto a me si affretta a finire la frase e aggiunge… “e fra un po’ occuperà anche i 9/10 del tuo tempo…”.
Dopo questa constatazione, credo sia meglio alzarmi, anche se è domenica mattina… buongiorno Tripy…

sabato 18 settembre 2010

... e tua nonna ha colpito ancora...

Non ne posso davvero più Tripy,
insieme alla pazienza ho finito anche le parole. Hai già capito vero chi è che è riuscito, per l’ennesima volta, a farmi andare il sangue alla testa? Sì brava, indovinato, tua nonna materna, ovvero mia madre.
Nonostante da mesi io abbia adottato con lei la tattica del “tutto bene sempre e comunque”, onde evitare di dirle cose che mi riguardino o riguardino te e poi vedere i manifesti in giro…, nonostante questo, dicevo, lei riesce comunque a fare danni con le poche, pochissime informazioni di cui è al corrente.
Ecco così “spifferare” a mio fratello e sua moglie il tuo nome, che io mi ero guardata bene di pubblicizzare perché volevo il gusto di fare, io personalmente una sorpresa.
Ma no, nonostante le fosse stato chiesto di stare zitta, lei si è arrogata il diritto di dirlo… tanto poi lo sai come funziona, dice “scusa ho sbagliato”, anche in maniera poco convinta e pretende che tutto sia come prima.
Non ho abbastanza dita nelle mani per contare quante volte si è giustificata per non aver tenuto la bocca chiusa su cose mie personali…
Sì lo so Tripy, hai ragione tu quando mi dici che è colpa mia, ma non è facile filtrarle tutto, è diventato uno stress anche vederla perché devo stare attenta a quello che dico, a come lo dico, per non farle capire nulla di ciò che davvero succede.
Oggi però davvero ha toccato il fondo: non è possibile che la storia si ripeta identica a se stessa ogni 3 mesi!!!
Ora, la prossima volta che mi chiede come sto, invece di risponderle “tutto a posto”, come faccio di solito, le dico semplicemente che può evitare di farmi una domanda alla quale io rispondo da mesi nello stesso modo e, se non ha ancora capito che questo mio atteggiamento è una reazione al suo modo di fare, glielo spiego chiaramente.
Per colpa sua sono “ridotta” a dover condividere con gli estranei le mie cose personali, senza che lei ne sia minimamente messa al corrente…
Ma ti rendi conto Tripy??? Si può essere così egocentrici da mettersi al centro anche della vita degli altri, pur sapendo che questo provocherà tensioni, allontanamenti, discussioni, incomprensioni e…. chi più ne ha più ne metta???
Possibile che non veda quanto è cambiato il nostro rapporto e il mio modo di interagire con lei solo ed esclusivamente per colpa sua e del suo modo di fare???
Grrr che rabbia mi fa!!!

Dentro al nono mese

Buongiorno Tripy e buon sabato.
Noto che sei particolarmente agitata e forse da ieri sono anche iniziate delle piccole contrazioni. Dico forse, perché non ho ancora capito se invece sei tu che spingi a destra e sinistra e mi fai male. Del resto se anche fossero contrazioni sarebbe normale: da oggi infatti siamo ufficialmente entrate nel nono mese.
Siamo davvero in dirittura di arrivo…
Come giustamente mi ha fatto notare una cara amica, ormai dovrei cambiare la scritta sul campanello che comprende anche te, soprannominata “un po’” e scrivere qualcosa del tipo “un po’… molto”.

venerdì 17 settembre 2010

Il tempo ora vola

Siamo giunte alla 35esima settimana di gestazione, ora i giorni volano via veloci, come spazzati via dai temporali di fine stagione. Nell’aria si comincia a percepire l’autunno, non tanto per il clima, ma la vegetazione comincia a dare segni di cedimento. No Tripy, non fare la spiritosina, non sono solo le piante di casa nostra a seccarsi. È un problema comune in questa epoca dell’anno e, per una volta, non è colpa del mio pollice che più che verde, è proprio secco!
Invece di fare della facile ironia, potresti dirmi a cosa devi dedicarti a questo punto della tua crescita… Ma se non me lo dici tu, allora mi informo io…
Dicono di te:
A poco a poco si prepara ad incontrare il mondo. (Ma va?!)
Misura 44 centimetri e pesa circa 2,5 chilogrammi. (Per quanto ti riguarda Tripy un bel “chi può dirlo?” non te lo toglie nessuno.)
Durante il sonno il suo cervello si sviluppa velocemente. (E dato che tu non dormi che succede? Viene fuori una “cinna sema?” tradotto dal bolognese: bambina scema?)
La testa può scendere nella cavità pelvica fin do ora, specialmente se si tratta della prima gravidanza. (Nel tuo caso mi viene da dire che Dio solo sa dove sia la tua testa che è già bella tosta!)
Potresti avvertire dolori al pancione a causa degli strappi: si raccomanda il risposo. Il peso del bambino può ancora aumentare. (Per forza sta dentro e mangia a sbafo…)
Vedo che nelle ultime settimane le informazioni scarseggiano, secondo me te la stai prendendo comoda e “ozieggi” alla grande, ammettilo!

Tutto ciò che non avrei mai voluto sapere

Tutto ciò che non avrei mai voluto leggere, è scritto chiaramente in un sito che è direttamente collegato ad un video che un’amica mi ha segnalato ieri pomeriggio.
Digitato il nome del sito, improvvisamente ho visto apparire sullo schermo del mio p.c., prima dei fiocchetti di raso rosa e azzurri, poi un elenco di nomi seguito dall’epoca gestazionale e dalla data di… morte!!! Non potevo assolutamente credere ai miei occhi! In un primo momento non ho capito, o forse ho preferito non capire… e ho rimandato indietro il video almeno 3 volte, pensando di aver letto male.
Ma purtroppo avevo letto e capito benissimo…
Quello che si era aperto davanti ai miei occhi sbigottiti, era un lungo elenco di nomi di bimbi nati, per la maggior parte, dopo la 35esima settimana e morti subito e di altri nati a termine e comunque morti entro il primo mese di vita…
Certo, non è che io avessi bisogno di leggere certe cose per saperle, sapevo anche prima che tutto può succedere, ma non pensavo che l’elenco di disgrazie di questo tipo potesse essere così lungo…
E vedere certe cose, soprattutto nelle mie condizioni, a meno di un mese dal parto, fa male al cuore ed alla mente…
Tieni duro Tripy, papà e mamma ti stanno aspettando a braccia aperte!

giovedì 16 settembre 2010

Strano ma vero

Stanotte ero davvero troppo stanca per non dormire, troppo stanca per reagire ai tuoi calci e per sentirti muovere come una trottola. Ho dormito profondamente, senza interruzioni, fino alle sei di questa mattina, cosa che non succedeva ormai da tempo. Ho dormito senza rendermi assolutamente conto di ciò che stava capitando dentro e intorno a me. Senza nemmeno sentire che tu ballavi e saltavi senza sosta, senza nemmeno accorgermi che anche papino, come te, era sveglio e ti guardava, mentre ti agitavi dentro la mia pancia, probabilmente un po’ stupito nel vedermi continuare a dormire,.
Pensa che stamattina è stato proprio lui a dirmi che alle due di questa notte tu eri in piena attività.

La maglia che non c'è

Devi sapere cara Tripy, che da quando abbiamo saputo che tu eri in viaggio, io ho fatto molte magliette con delle scritte un po’ particolari, tipo “Bimba a bordo”, “Work in progress” o “Frutto della passione” e devo dire che hanno riscosso un discreto successo.
Ora però sto realizzando che mi sono dimenticata di farne una, forse quella più utile. Manca una maglia con la scritta: “Non sto per nascere, non siamo gemelli e non sono un maschio!”.
Ormai quando vado da qualche parte, mi devo preparare e rassegnare all’idea di dover rispondere almeno una decina di volte, per ogni ora che resto fuori, a domande del tipo “Ci siamo signora?” “Ma sono due?” “È un maschietto, vero?”.
È evidente che la pancia attira le persone di qualsiasi sesso ed età, come il miele attira le api. La pancia è un elemento irresistibile, che automaticamente fa cadere le normali barriere che ci sono fra persone che non si conoscono.
E finché si tratta solo di rispondere a delle domande… è noioso ma si può sopportare, il peggio arriva quando qualche signora decide proprio di regalarti una perla di saggezza, come mi è capitato qualche giorno fa. Ero da pochi minuti arrivata al supermercato, quando ho notato una signora di mezza età, guardarmi la pancia con aria molto contrariata. Poi la signora mi si è fermata davanti e con voce seria mi ha detto:” eh ma, signora, con una pancia a termine non dovrebbe proprio andare in giro!” A quel punto io l’ho guardata ancora più contrariata di lei e le ho detto seccamente: “Manca ancora un mese, non posso mica tapparmi in casa!” e senza aspettare la sua risposta sono andata avanti per la mia strada.
Sai cosa stavo pensando Tripy, che forse la maglia che non c’è è quella con la scritta: “Siete gentilmente pregati di farvi i caz…voli vostri. Grazie!”

mercoledì 15 settembre 2010

Genitori

Tuo padre ed io… GENITORI… Mi fa un certo effetto, suona strano.
Abbiamo appena compilato e firmato dei documenti che serviranno per la conservazione del cordone ombelicale: la sua firma e la mia affiancate per te, per autorizzare la procedura.
Tuo padre ed io, per la prima volta, abbiamo firmato come genitori di Tripy…
Che emozione!

Amici di ieri, di oggi e di domani.

Gli amici, quelli veri, sono importantissimi Tripy, non dimenticarlo mai.
Sono degli elementi fondamentali per poter vivere serenamente.
Gli amici crescono con te, invecchiano con te e sono delle tessere insostituibili nel mosaico della vita.
Gli amici sono quelli che non ti dicono sempre di sì per farti contento, ma che sanno anche farti vedere dove stai sbagliando.
Gli amici sono quelli che ti stupiscono con un gesto inaspettato, che ci sono anche quando non li chiami, che ti aiutano anche quando non sai alzare la mano per chiedere aiuto.
Gli amici sono quelli che sanno rispettare il silenzio e ascoltare le parole, non hanno bisogno di spiegazioni e riescono a capire quale sia il momento giusto per dire qualcosa e quando invece sia meglio stare zitti e non intervenire.
Gli amici “capitano” lungo il cammino e non è facile riconoscerli: più diventi grande e più alzi le barriere e più alzi le barriere e più è difficile creare vere amicizie. Difficile ma non impossibile.
Gli amici non devono per forza essere dietro l’angolo per sentirli vicini, presenti nella tua vita, riescono ad esserci anche quando non ci sono fisicamente.
Gli amici li puoi perdere, per un’incomprensione, ma l’importante è saperli ritrovare… e tutto ricomincerà come prima, come se non fosse passato nemmeno un giorno: basta solo volerlo.
Gli amici di oggi non sono meno importanti di quelli di ieri e nemmeno più importanti di quelli di domani. Non è il momento in cui inizia un’amicizia quello che conta, ma è la profondità del rapporto quello che fa la differenza.
Gli amici, quelli veri, non sono tanti Tripy, ma sono fondamentali, non dimenticarlo mai.
Un grazie di cuore a tutti i miei amici e le mie amiche.

… e tutto va, proprio come non avrei voluto!

Mi sono svegliata nel cuore della notte e non riuscendo più a dormire, ho iniziato a pensare a ieri e ho fatto un bilancio, cercando di valutare il risultato che siamo riusciti a portarci a casa, dopo un tour de force fra ambulatori e cliniche, dopo aver parlato con tutti: ostetrica, anestesista, capo sala e ginecologa…
PUNTO PRIMO
È ormai certo che, mio malgrado, nascerai col cesareo.
Nonostante il tuo lieve calo nella crescita di questa settimana, le dimensioni della tua testa e del mio bacino (sproporzione cefalopelvica), restano tali da rendere troppo rischioso, per entrambe, un parto naturale.
L’ultima cosa che avrei pensato, era fare un cesareo.
L’ultima cosa che avrei voluto, come sai, era fare un cesareo.
Conclusioni: sono delusa, profondamente delusa e rammaricata.
PUNTO SECONDO
Avrei voluto evitare con tutte le mie forze l’anestesia epidurale, che, da sempre, per motivi anche a me assolutamente ignoti, è sempre stata la cosa che mi ha terrorizzata, molto più di un parto. Purtroppo però, dovendo sottopormi ad un taglio cesareo, non ci sono alternative, perché ogni altra alternativa comporterebbe un elevato grado di rischio, soprattutto per te.
Conclusioni: mi sento estremamente frustrata e sono terribilmente spaventata.
PUNTO TERZO
Non mi piace per niente l’anestesista, e nonostante io mi sia sforzata, non sono riuscita a convincermi del contrario. La sola idea di dover aver a che fare con lui il giorno del parto, mi innervosisce terribilmente. Sarà anche bravo nel suo lavoro, cosa che io non sono certo in grado di valutare, ma non è dotato di un minimo di sensibilità, è grezzo e burbero, non sa trattare con le persone e, quel che è peggio, non riesce a rendersi conto che dall’altra parte c’è un essere umano e che la sofferenza e il dolore possono raggiungere vette assolutamente insopportabili…
Conclusioni: sono semplicemente preoccupata e tesa.
PUNTO QUARTO
Nascerai, anzi è più giusto dire, ti faranno nascere prima del tempo, e questo significa che, con ottime probabilità, il “lieto” evento capiterà, lavorativamente parlando, proprio nella settimana peggiore per papà. Ciò vuol dire che il tuo povero papino dovrà inevitabilmente dividersi fra noi e il lavoro, e non avendo il dono dell’ubiquità, dovrà rimbalzare da una parte all’altra, trascurando inevitabilmente entrambe le cose e non potendo dedicarsi pienamente alla nascita di sua figlia.
Conclusioni: sono dispiaciuta e triste.

Dopo una gravidanza che mi sento di definire “burrascosa”, speravo di vivere la tua nascita, con maggior entusiasmo e serenità, pensavo che sarei stata circondata solo da persone rassicuranti e comprensive e mi ero illusa di riuscire a condividere il parto, ed i tuoi primi giorni di vita, intimamente ed esclusivamente con tuo padre, ma purtroppo ora so che nulla sarà così come avevo immaginato.

Nel panorama che si delinea perfettamente davanti ai miei occhi non c’è davvero niente che mi rassereni o che mi entusiasmi.
Sta capitando esattamente tutto ciò che non avrei voluto e tutto procede alla velocità della luce, proprio nella direzione che più temevo.
Sì Tripy, è con questo spirito di rassegnazione che ho cominciato un countdown per concludere quello che ormai si è trasformato in un vero e proprio incubo.
Speriamo solo che finisca presto e che il conto alla rovescia sia il più veloce possibile.

martedì 14 settembre 2010

Una lunga giornata

Stamattina abbiamo iniziato presto. Poco dopo le 8 papino ha portato Heidi al parco e prima delle 9 eravamo già in strada in direzione Bologna. La giornata era piuttosto fitta di appuntamenti e prevedeva un tour fra ostetrica, anestesista, capo sala e ginecologa… Stiamo tornando a casa solo ora, dopo aver portato a termine il giro senza saltare tappe.
Papino è decisamente stanco, e si vede.
Io anche, ma lo maschero decisamente meglio e forse ho più adrenalina in circolo che mi tiene ancora attiva.

lunedì 13 settembre 2010

Piedi di famiglia

Piedi.
Quelli di papà: forti, grandi, maschili, belli e curati.
I miei: sì Tripy, ti ricordi bene, proprio quelli che tuo padre ha sempre preso in giro dicendo che non avevano le dita… Solo perché le povere dita in questione sono piccole e diciamo… non proprio affusolate… (sarà mica colpa delle scarpe a punta tonda?). Gli stessi piedi e le stesse dita, che ora mi sono di grande aiuto per raccogliere i piccoli oggetti che cadono per terra, data la mia evidente difficoltà a piegarmi.
I tuoi: quelle protuberanze che, anche nei momenti più inopportuni, all’improvviso, appaiono, soprattutto sul lato destro del mio corpo. Spuntano, energici e decisi, spingendo via qualsiasi ostacolo sia sul loro percorso.
(Quelli di Heidi non sono piedi ma zampe e, data la facilità con cui zoppica e smette di zoppicare, mi domando se sia particolarmente delicata o molto attrice…)
I tuoi non vedo l’ora di vederli, già me li immagino, morbidi e cicciotti come due panzerotti ripieni di ricotta.
Se chiudo gli occhi mi sembra quasi di vedere sulla sabbia le piccole impronte dei tuoi passi incerti ma curiosi, in mezzo a quelle più stabili e sicure di tuo padre e mie.
(Anche le mie impronte hanno le dita… non fare la spiritosa…).

Immaginazione...

Fin da quando ero piccola Tripy, mi sono sempre immaginata come sarebbe stato essere incinta e ho sempre pensato che, prima o poi, avrei voluto esserlo.
Ho un chiaro ricordo di quando, da bambina, facevo le prove con i cuscini sotto i maglioni, per immaginarmi col pancione.
Volevo provare questa esperienza da giovane, già a diciotto anni mi sarebbe piaciuto immensamente.
Crescendo però, non sempre le cose vanno come vorremmo: gli anni sono passati in fretta, uno dopo l’altro e nel frattempo io non avevo trovato la persona giusta e il giusto equilibrio e in un battibaleno mi sono ritrovata alla soglia dei 40 anni senza ancora aver avuto un pancione “in carne ed ossa” (ossa???).
Sinceramente, quando ho conosciuto tuo padre avevo già da tempo rinunciato all’idea di poter davvero realizzare questo sogno… ma la vita sa stupirti, come ti ho detto più volte, Tripy.
Ed ora eccoci qua, 34 settimane dopo l’inizio del tuo viaggio, con un pancione esageratamente grande, con tanti momenti belli vissuti alle spalle e con tanti altri un po’ meno belli. Ora mi guardo e mi dico: non c’è spazio per un cuscino sotto la mia maglia…
Quando tutto questo è iniziato l’ansia e la paura la facevano da padroni, con il passare dei mesi altri sentimenti avevano preso il sopravvento ma ora che sono vicina al traguardo, devo dire che l’ansia e la paura sono tornate a farla da padroni.
Credo che le esperienze vissute nell’ultima settimana mi abbiano provata e non sono più così convinta che i medici siano sempre lì per aiutarti, alleviarti il dolore, darti forza e coraggio e rasserenarti. Non sono più così certa che facciano sempre la cosa giusta. Non mi sento più per nulla tranquilla.
E questo mi dispiace molto, perché era il mio punto di forza. Mi ero sempre detta, il problema è riuscire ad arrivare in tempo in clinica, ma una volta lì, circondata dalle persone competenti, saremo nelle mani migliori e tutto andrà bene.
Ora mi dico solo… speriamo finisca presto!
Non sono più per niente serena nell’affrontare quell’esperienza che spesso ho immaginato, che molte volte ho visto in televisione e di cui molto, forse troppo, ho letto. Ora il mio sogno si è trasformato nel peggiore degli incubi…
Per complicare le cose Tripy, nel frattempo mi sono anche resa conto che… mi sono sempre immaginata col pancione… ma, ma… non mi sono mai immaginata mamma!!!
E ancora oggi, a poche settimane dalla tua nascita io non riesco ad immaginarmi mamma!!!

Un altro passo avanti

Cosa succede nel pancione a 34 settimane di gestazione?
Sorvoliamo sul discorso peso/misure, perché mi sembra ormai di aver capito che tu Tripy, non rientri in nessuno degli standard previsti e vediamo un po’ cosa dicono.
Le ossa della tua testolina sono elastiche e flessibili, in modo da facilitare la progressione nel canale del parto.
Gli ormoni della placenta cominciano ad attivare la produzione di latte materno. (Io a dire la verità non mi sono accorta di particolari cambiamenti).
Nei tuoi reni passano dei liquidi che si scaricano nel fluido amniotico. Le scorie del tuo organismo vengono smaltite dalla placenta. (Ricordati Tripy di fare la raccolta differenziata…)
Sei ormai in grado di distinguere tra luce e buio, e sei immersa in una luce rossastra quando il sole ti batte sul ventre. (Ma quando il sole ti batte sul ventre? Io non sto praticamente mai al sole…).
La tua pelle sta diventando rosea. (Ecco brava, vedi di non saltare fuori con quella pellicina sottile sottile e trasparente, che fa intravedere vene e venuzze e che mi fa impressione!).
Dovresti aver iniziato a sognare e il tuo sonno e' simile a quello degli adulti.
É possibile infatti individuare le due fasi tipiche del sonno: la fase REM, quella del sonno attivo in cui gli occhi del feto, anche se chiusi, si muovono, e la fase NON REM, quella del sonno profondo, in cui i muscoli sono rilassati e la frequenza cardiaca e' stabile. (Che storia! Speriamo almeno che il tuo sonno sia più tranquillo del mio e i tuoi sogni meno agitati…).

domenica 12 settembre 2010

Notte sofferente

Quella appena trascorsa è stata una notte difficile.
Un’altra.
Dopo ormai una settimana passata così, comincio ad essere davvero stanca.
Non solo fisicamente.
Non so davvero come potrò affrontare le prossime settimane, il parto, la tua nascita…
Sono davvero esausta Tripy.

sabato 11 settembre 2010

11 settembre

Anniversario della strage delle due torri. Tu Tripy, fortunatamente vivrai solo i racconti di quel giorno che nove anni fa ha scosso un po’ tutto il mondo. Io invece l’ho vissuto e per questo me lo ricordo. Proprio ora in tv sto guardando uno speciale “per non dimenticare”, come se fosse possibile, e vedendo le immagini su New York, non ho potuto non pensare alla vacanza americana che io e papino abbiamo fatto quest’anno. Prima del nostro viaggio vedere New York in tv aveva un sapore e un gusto completamente diverso da ora… Adesso vedere il Ponte di Brooklyn rievoca emozioni, ricordi e sensazioni che non dimenticherò mai… proprio come l’11 settembre di 9 anni fa.

“Di quanti mesi sei?”

“Di quanti mesi sei?” Domanda che, durante la gravidanza è assolutamente normale sentire più volte, anche ripetuta dalle stesse persone.
Se me la fa un passante, un conoscente, un vicino di casa o uno sconosciuto, giudico la cosa piuttosto normale.
Ma quando a farmi questa domanda, almeno ogni volta che ci sentiamo, è mio fratello, ovvero tuo zio Tripy, allora capisci anche tu che la cosa assume dei toni decisamente meno normali. Possibile, dico io, che non si riesca a ricordare di quanti mesi è incinta sua sorella, o se preferiamo vederla in un altro modo, che non riesca a memorizzare la data in cui dovrebbe nascere la sua prima e per ora unica, nipote?
In altri momenti della sua vita questo suo totale disinteresse verso di te e verso di me mi avrebbe delusa e ferita, ma ora sinceramente, se penso che si è perso tutti questi mesi, che non ha mai visto il mio pancione, né tantomeno una tua foto dentro la pancia in 3d, che non ha nemmeno mai chiesto come ti chiamerai, che non ti nomina mai (al max nomina la “pancia”… Beh, non provo rabbia, delusione o rancore, ma solo tanta pena per lui, che si è già perso la gravidanza di sua sorella e che presto si perderà anche la gioia di avere una nipote.

venerdì 10 settembre 2010

34 settimane

Oggi abbiamo raggiunto 34 settimane.
Se fino ad ora posso dire che non è stato difficile, da ora credo sarà piuttosto dura.
Ieri è stata una brutta giornata per la nostra famiglia Tripy, non solo per me e per te ma anche per papà.
Sono certa che non riuscirò mai a dimenticare ciò che ho vissuto ieri.
Il dolore ma più ancora la mancanza di sensibilità hanno provocato un vero e proprio shock.
Ho paura che lo stress da me subito ti abbia fatta stare male.
Ho la certezza che lo stress da me subito abbia fatto male a papà.
E quello che è peggio è che tutta la nostra sofferenza non è servita a nulla.
Non posso e non voglio spiegarti cosa è successo, ma non riesco nemmeno a far finta di niente e raccontarti cosa succede alla 34esima settimana.
Ci penseremo domani.
Domani è un nuovo giorno… spero anche che sia migliore di questi ultimi e soprattutto, di ieri.

Grazie papino!

A te, che continui ogni giorno a dimostrarmi di essere la mia luce e la mia ombra, vorrei dire di non sottovalutare mai l’importanza della tua presenza al mio fianco, anche quando ti sembra di non poter far nulla, il solo fatto che tu sia lì, per me è una fondamentale ancora di salvezza.
… dai che le cose le sai, non serve dire di più.
Grazie papà, anche da parte di Tripy.

giovedì 9 settembre 2010

La valigia: seconda puntata

Oggi per la seconda volta ho preparato la valigia.
Come la prima volta mi sentivo frastornata.
Non ti arrabbiare Tripy, ma quando ho realizzato che la tua roba in valigia occupava almeno metà dello spazio disponibile, ho pensato “l’invasore sta arrivando”.

Contrasti

Mentre io tremo, stremata dal dolore, che è sempre lancinante, ti sento e ti vedo muoverti, forte e sicura nella mia pancia.
È incredibile, sei dentro di me, ma è chiaro che sei un essere vivente a parte.
La tua vita dipende da me, ma è comunque staccata dalla mia.
Unite eppure divise: se io mangio tu mangi ma se io soffro tu continui a giocare.
Un evidente e incredibile contrasto che mi stupisce ma mi rende tranquilla.

mercoledì 8 settembre 2010

La forza di resistere

Bloccata sul divano, senza riuscire a muovermi, dopo aver passato una notte insonne mi chiedo dove troverò la forza di resistere.
Sono esausta e sfinita dal dolore.
Forse la forza me la darai tu.
Mi chiedo se la mia sofferenza fisica in qualche modo ti arriva o se le tue capriole sono la più evidente dimostrazione che tu lì dentro stai bene.

martedì 7 settembre 2010

Finché ci sei tu sono incurabile!

Stamattina papino mi ha accompagnata in ospedale.
Non è cambiato niente, sto uguale a prima.
Non possono fare nulla per me, non fino a quando ci sei tu li dentro.
Deve passare un mese, altri trenta giorni
Sono esausta già ora.
Un mese, un mese così, non riesco nemmeno a pensarci.

Il dolore

Un dolore costante, che è partito in sordina già da alcuni giorni, ma che si è decisamente acutizzato nelle ultime 48 ore.
Un dolore fisico che non si placa mai, resta vivo e costante 24 ore su 24, non mi dà tregua né di giorno né tantomeno di notte, un continuo supplizio.
Un dolore persistente che mi tormenta, mi ha tolto l’appetito e il sonno, e che impedisce, di conseguenza, di dormire anche a papino tuo…
Un dolore che non c’è modo di far smettere.
È con questo che sto combattendo senza ottenere risultati.
Stanotte ho pianto per il male: proprio io che mi sono sempre vantata di avere una buona capacità di sopportazione e una soglia del dolore piuttosto alta.
Stanotte ho pensato che se qualcuno in quel momento mi avesse proposto un’epidurale e un cesareo, avrei accettato al volo e gliene sarei stata infinitamente grata, proprio io che ho sempre avuto il terrore dell’epidurale…
Ti devo confessare una cosa Tripy: stanotte ho sperato che tu decidessi di nascere spontaneamente, prima dell’alba, anche se sei solo alla 33esima settimana, proprio io che temevo un parto pre-termine… Sono stata egoista, lo so: per te è ancora troppo presto, devi stare lì dentro altro tempo, ma per me il tempo della sopportazione è finito e se tu uscissi, io potrei finalmente curarmi senza temere di farti dei danni.
Ti voglio bene Tripy, ma non ce la faccio più, non riesco nemmeno ad immaginare in che modo potrei resistere almeno un altro mese in queste condizioni.

lunedì 6 settembre 2010

Autobahn

Tre e cinquanta della notte, fuori è buio ed io sono già sveglia.
Tu dubito che ti sia mai addormentata.
La mia mente è un’autostrada dove i pensieri vanno e vengono, passano veloci, sfrecciano senza soffermarsi e senza creare ingorghi. Si soffermano giusto il tempo di una rapida analisi e lasciano subito il posto al pensiero successivo.
Non riesco a riaddormentarmi, mi giro e mi rigiro nel letto senza pace.
Non trovo la posizione giusta.
Non c’è una posizione giusta.
Cerco di rilassarmi e intanto guardo sull’orologio, il tempo scorrere veloce.
Anche i minuti, come i miei pensieri, passano senza soffermarsi troppo.
Anche il tempo, come la mia mente, sembra un’autostrada, però è a senso unico: procede in una sola direzione di marcia.
Autostrada… in tedesco “autobahn”, forse l’unica parola tedesca di cui conosco il significato.
Autobahn, di sicuro la prima parola che tuo padre ed io ci siamo divertiti a ripetere all’infinito, con voce artefatta, durante la nostra prima, indimenticabile, vacanza insieme.
Autobahn, autobahn, autobahn… immagino il suono di questa parola, così come la pronunciavamo noi e continuo a ripeterla, nella mia mente, come una tediosa ninna nanna.
Tuo padre si sveglia all’improvviso, come se avesse sentito un richiamo alle origini, come se avesse potuto alzare il volume della mia mente.
Si avvicina e mi abbraccia teneramente.
Io a poco a poco mi rilasso e mi addormento: cullata dal suo abbraccio e trasportata dalla nostra personalissima “autobahn”.

domenica 5 settembre 2010

Facciamo un accordo?

Sono in macchina con papà e stiamo andando a Vicenza.
Lui guida e ascolta la musica, io come sempre tento di distrarlo con le mie chiacchiere, ma mi ritrovo a fare i soliti monologhi interrotti dai suoi classici mugugni.
Improvvisamente mi viene una grande idea che ti riguarda Tripy! Ho pensato che potremmo fare un accordo: tu potresti nascere ed imparare a parlare subito, diciamo nell’arco di… 5 minuti, così poi tu ed io possiamo “fare dialogo!”
Non importa se comincerai a camminare a 3 anni o se farai le scale a 5 anni, come papino, basta che parli presto!!!

Disaccordi, distanze e distacchi

I profondi e radicati disaccordi con la mia famiglia di origine, protratti nel tempo, hanno creato un’inevitabile distanza fra di noi, non solo a livello fisico, ma soprattutto a livello emotivo, e la distanza ha portato ad un naturale e più sano distacco.
Tutto ciò è continua causa di malumori, discussioni e scontri più o meno accesi, di cui tu, Tripy, sei mio malgrado, involontaria spettatrice.
Io credo che una madre dovrebbe essere appagata di sapere sua figlia finalmente felice, ed accettare serenamente il fatto che, per esserlo, abbia dovuto tagliare il cordone ombelicale.
Se solo mia madre fosse in grado di ascoltare le mie parole, di capire il mio stato d’animo e di vedere la mia serenità, forse riuscirebbe a superare la sua profonda rabbia e non sarebbe più così arrabbiata con la vita, che dal suo punto di vista le ha portato via una figlia.
E forse lei e mio padre riuscirebbero finalmente a godersi la realizzazione di quello che per anni era stato il loro sogno: diventare nonni e potrebbero vivere la gioia dell’arrivo della loro prima nipote.

Attimi che fanno sorridere

Stanotte mi sono improvvisamente svegliata con la chiara sensazione di una mano appoggiata al mio ventre. Pensavo che fosse quella di papino che mi abbracciava per aiutarmi a riprendere sonno. L’ho cercata sotto le lenzuola e ho scoperto che quella strana sensazione, non era la sua mano, ma eri tu che avevi cambiato posizione ed esercitavi una pressione di tipo diverso dentro al mio ventre.
Mi sono riaddormentata col sorriso, pensando che per la prima volta ho confuso un tuo gesto, per un gesto di tuo padre, e per la prima volta un tuo movimento mi aveva erroneamente fatto pensare ad una reale presenza fisica.

sabato 4 settembre 2010

Hai la mamma impallata!

Ieri improvvisamente ho sentito l’irrefrenabile desiderio di scappare dalla mia pancia, di fuggire, di allontanarmi, di staccarmi da lei e da te.
Dopo aver ascoltato una rapida, ma non per questo meno pesante, panoramica su cosa davvero significhi avere un figlio, su cosa comporti, su quanto costi in termini economici e non solo… sul fatto che questo che stiamo vivendo è solo l’inizio di una storia senza fine, quella strana e forse inopportuna domanda è ritornata a fare capolino nella mia mente: cosa porta una coppia, normale e felice, a cui non manca niente, a scegliere liberamente di avere un figlio?
Ho guardato sedute tutto intorno a me le mamme del corso pre-parto e mi sono soffermata sui loro volti, domandandomi che cosa ha spinto loro e i loro compagni ad arrivare a questo punto: il caso, il destino, la voglia, il desiderio. Quel bimbo o quella bimba che sta crescendo nel loro pancione, è frutto forse di un errore o di un attimo di distrazione? Oppure è il risultato di un percorso, è stato voluto e cercato, a volte anche in maniera spasmodica?
Io so perfettamente cosa ha spinto me: il desiderio, la voglia, me lo ricordo bene.
E ricordo perfettamente le parole di tuo padre quando, in quell’attimo di convinzione assoluta, ha risposto alla mia domanda dicendomi: “solo così, con un figlio, la vita ha davvero un senso”.
Non mi fraintendere Tripy, non è che io sia pentita e ora non ti voglia più, ma vorrei poter alzare la mano e chiedere un “time break”, vorrei poter dire “interrompete il film, scusate, ma ho bisogno di una pausa, mi serve altro tempo, non sono pronta, aspettate!”
Ho provato allora a pensare alla mia vita senza di te e senza il mio pancione, come se entrambe le cose non fossero mai esistite, come se per magia tutto potesse cancellarsi e scomparire nel nulla, ma senza dolore, senza lasciare traccia, come se davvero fosse possibile fare un salto indietro nel tempo.
E la sai una cosa Tripy?
Non ci sono riuscita… Non è stato possibile immaginare la mia vita senza di te e senza pancia: mi sembrava vuota e la sola idea, mi ha dato una fastidiosa sensazione di smarrimento.
Ho tentato di ricordare com’era la mia vita prima della mia pancia, prima di te… ho ricordato la tua camera com’era prima, spogliata di tutte quelle cose che parlano di te che stai arrivando: ma anche questo è stato difficile da sopportare, era un’immagine sterile e svuotata di ogni senso.
Ho provato infine a pensare alla mia vita con te… ma nemmeno questo sono riuscita ad immaginare, non so davvero come possa essere, come potrà essere.
Ecco Tripy, mi sembra evidente che hai di nuovo la mamma “impallata”, e non nel senso che sembra che si sia mangiata un pallone… ma nel senso che è andata in palla…

venerdì 3 settembre 2010

Cosa sta per capitare?

Prima mi è venuta in mente una frase che ho sentito in un film qualche giorno fa e che mi aveva colpita: “non riesco ad immaginare di essere responsabile di qualcuno che in realtà dipende completamente da me.”; poi ho ripensato alle parole dell’ostetrica stamattina al corso pre-parto: “da ora in avanti niente smalto, niente anelli e valigia sempre pronta per ogni evenienza. Ricordatevi che può capitare all’improvviso di dover andare in ospedale, ogni momento è quello buono…”.
Sento un peso allo stomaco, mi manca l’aria e non riesco a respirare.
Forse sei tu che ti sei appoggiata al mio diaframma o forse è la mia ansia che cresce.
La sento partire dal basso e salire lungo le gambe fino ad avvolgermi completamente e togliermi il fiato.
Guardo Heidi che dorme. Anche lei sembra più agitata del solito, non riesce a rilassarsi e nemmeno immagina lontanamente cosa davvero stia per capitare…

Botta d’ansia alla 33esima…

Seconda lezione del corso pre-parto… inizio ore 10, un’ora dopo, a meno di metà della lezione, ero già preda e vittima di una botta d’ansia. L’ostetrica parlava di quando andare in ospedale e di quando non andare, parlava dei momenti che precedono e che seguono il parto… niente di nuovo, ma improvvisamente mi si è materializzato davanti agli occhi quello che sarà uno dei prossimi scenari e… l’ansia è venuta di conseguenza.
Siamo alla 33esima settimana oggi.
Teoricamente mancherebbero ancora 7 settimane alla tua nascita.
In pratica non si sa, ogni momento è buono.
Già ho il respiro corto, ma se ci penso mi manca davvero l’aria.
Io mi sento in alto mare, lontanissima dall’essere pronta al lieto evento.
Dopo aver disfatto la valigia, non riesco nemmeno a pensare di rifarla: giace vuota nel sottotetto, svuotata di tutti i vestiti, dei tuoi e dei miei, e privata di ogni utilità.
Non riesco a pensare che la possibilità che tu nasca sia davvero così vicina, così imminente.
Questi lunghi mesi sono volati. Strano vero Tripy, li ho definiti lunghi ma poi ho anche detto che sono volati. Sono la contraddizione fatta a persona… o forse sono molto semplicemente solo una donna che sta per diventare mamma e si trova giusto in mezzo al vortice di emozioni e di sentimenti, finora sconosciuti, che caratterizzano questo momento.
E tu cosa fai mentre io mi lascio trasportare dalle mie paturnie?
Dicono di te che continui ad aumentare di peso (anche io!) che nel pancione comincia a scarseggiare lo spazio e teoricamente dovresti riuscire a malapena a girarti. In realtà tu sei ancora in pieno movimento e ultimamente ho notato che soffri spesso di singhiozzo, anche stanotte mi hai svegliata proprio singhiozzando.
In questo periodo la quantità di liquido amniotico ha raggiunto il suo massimo livello e tale rimarrà fino al parto. Il tuo cervello è nella massima fase di accrescimento e perciò cresce anche la tua testa (posso solo dire AIUTTTO… era già grande prima… vedo scendere drasticamente le già scarse probabilità di un parto naturale, siiigh…).
Inghiottisci ogni giorno fino a 3 litri di liquido amniotico, allenando in questo modo stomaco, intestino e vescica. Ti succhi spesso il pollice e sgambetti vigorosamente, (confermo!!!), cosicché la tua pelle viene massaggiata dalla parete uterina; inoltre apri spesso le palpebre.

giovedì 2 settembre 2010

Abilità

Rileggevo il post di oggi e riflettevo sul fatto che, partire parlando dell'"Elefante e la farfalla" di Michele Zarrillo, per arrivare in poche righe a parlare di "Hallelujah" di Leonard Cohen, nella versione magistralmente interpretata da Jeff Buckley, ci vuole una discreta abilità...

L'elefante e la farfalla

Che strana coppia, penserai probabilmente tu, leggendo il titolo di questo post, è uno dei titoli più famosi del cantante romano Michele Zarrillo, ti spiego io.
Poniamo il caso che tu, Tripy, sia la farfalla, ora, indovina un po’ chi potrebbe essere l’elefante? No, sbagliato! Lo so che la mia mole porta indiscutibilmente ad arrivare a questa facile conclusione, ma in questo caso l’elefante non sono io, bensì papino.
Ho avuto un flash, questa immagine di lui qualche giorno fa e prima che si faccia assurde paturnie, diciamo subito che non è per il fisico…
L’elefante è notoriamente un animale buono, raramente attacca solo che involontariamente può fare dei piccoli grandi pasticci dovuti alla sua goffaggine.
Ecco, tuo padre è esattamente così: estremamente buono (in nessun caso con il significato recondito di tonto), ma a volte un po’ goffo, come il nostro amico elefante e, proprio come lui, in certe situazioni si muove come se fosse in un negozio di cristalli e senza nemmeno rendersene conto, involontariamente rischia di fare qualche pasticcio.
Poi, quando se ne accorge, ci resta malissimo, viene istantaneamente colto da atroci sensi di colpa, non riesce assolutamente a perdonarsi, (non si ricorda mai che “un tropezón no es una caída”, un inciampo non è una caduta, regola che vale anche per lui…), e tenta di rimediare e quasi sempre ci riesce!
Bisogna anche ammettere che non sempre è colpa di papino, spesso qualcuno (quasi sempre mammina…) mette lungo il percorso ostacoli imprevisti o spegne le luci nel sentiero, e per il nostro elefante buono diventa quasi impossibile muoversi senza combinare guai.
Questa metafora con il sapore di una favola Tripy,mi serve per spiegare a te qualcosa di più su papà e per ricordare ancora una volta a papà che mamma sa perfettamente che tipo di persona lui sia e anche se a volte può dare l’impressione di non apprezzare, non lo cambierebbe nemmeno con 10 cammelli… e soprattutto con nessun altro uomo!
Il tuo papà Tripy, è davvero una persona speciale, ma tu anche se di sicuro l’hai già capito, fai finta di non saperlo se no si monta la testa…
Certo, è testardo (mai quanto mamma…), parla poco e a volte quando lo fa è di un’ingenuità disarmante, e soprattutto, quando si muove in un terreno a lui sconosciuto (evento più unico che raro, perché lui le cose le sa, e le sa davvero…) non essendoci abituato, cade facile preda dei suoi timori (chiamarle paure mi sembrava ed era decisamente eccessivo!).
Il tuo papà Tripy, è anche l’uomo che mette i bisogni e i desideri delle persone a cui vuole bene, molto più in alto dei suoi, e l’uomo che per te, se solo glielo chiedessi, dipingerebbe il cielo di verde, è l’uomo che in nessun caso riesce a rassegnarsi di fronte alla sofferenza fisica o psicologica delle persone a lui care, è l’uomo che si sente subito impotente, se non può risolvere il tuo problema o almeno farsene carico lui, è l’uomo che sa perfettamente quale sia il suo posto e il suo ruolo e sa sempre come stupirti, ma tuo padre Tripy è soprattutto l’uomo che riesce a commuoversi e a farsi venire la pelle d’oca ascoltando una canzone, come ha fatto mamma ieri sera a Firenze, al concerto di Leonard Cohen, ascoltando la mitica canzone “Hallelujah”, anche se la versione cantata da Jeff Buckley, è l’unica che davvero riesca ad emozionarla fino in fondo.
Grazie papino!

mercoledì 1 settembre 2010

Sorprese

1 settembre h 15.05
Sorprese
No, non è il mio compleanno e nemmeno il giorno della tua nascita, anche se io ho ricevuto delle rose e tu dei regali. I fiori sono da parte di papà, che riesce sempre a stupirmi e a lasciarmi senza parole, cosa per niente comune… I regali sono da parte di una mia amica, sono molto belli, non me li aspettavo e, proprio come le rose, sono stati una gradita sorpresa.
Stasera mi aspetta un magnifico concerto che è stato organizzato da papino, anche quello a sorpresa, durante il week end.
Ti ho già detto Tripy quanto amo fare e ricevere sorprese?