domenica 19 settembre 2010

Le regole del gioco

Ieri: ennesima discussione al telefono con tua nonna, ennesime incomprensioni, ennesime parole sprecate, ennesime spiegazioni inutili e ridicole.
Oggi: ennesimo giorno senza sentirci, ennesimo stress, ennesimo senso di colpa, perché così ti hanno insegnato e perché poi pensi che è anziana e forse l’età…
Ma in cuor tuo sai perfettamente che non è così, non dipende dall’età, sì quella può aver accentuato certi aspetti del suo carattere, ma siamo sinceri, lei è sempre stata così: primadonna, capricciosa, melodrammatica e decisamente, esagerata!
Lei non è cambiata, forse è peggiorata ma fondamentalmente è rimasta ciò che è sempre stata. Sono io quella che è cambiata.
Ho letteralmente regalato a lei e a mio padre 36 anni della mia vita, permettendogli di fare ciò che volevano, di inculcarmi le loro paure, di realizzare attraverso di me le loro aspettative, di appagare il loro egoismo, di vivere la vita che loro avevano scelto per me, senza mai ascoltare le mie necessità, senza mai vedere ciò che era evidente: sceglievano l’opposto di ciò che mi avrebbe resa felice!
Per 36 anni non ho mai opposto resistenza, non ho nemmeno chiesto spiegazioni: ero infelice, chiusa in una gabbia che avrebbe dovuto proteggermi, ma che riusciva solo a soffocarmi, facendomi più volte desiderare di non svegliarmi più…
Non immaginavo potessero esistere alternative pensavo che la vita dovesse essere necessariamente così: sofferenza e nient’altro!
Col tempo ho capito che anche se mi hanno fatto del male, lo hanno fatto per affetto, per una loro totale incapacità di amare in un modo sano. Non sarei arrabbiata con loro, se non dovessi combattere quotidianamente con i loro inutili e ripetuti tentativi di continuare a dominarmi e se non vedessi il loro totale rifiuto a volermi bene per la persona che veramente sono!
Mio padre quasi non parla, chiuso nel suo mondo, nessuno sa quello che gli passi per la mente, che cosa davvero pensi durante i suoi lunghi silenzi. Non prende mai iniziative, non assume mai una posizione nelle discussioni. Rimane spettatore e spesso fa la vittima. Non vuole sentire ragioni, se non le sue e si chiude nella sua sordità che non sempre è tale da impedirgli di ascoltare.
Mia madre non riesce a rassegnarsi di fronte all’evidenza che le regole del gioco sono cambiate e non può accettare che ora sono io, a scegliere della mia vita.
Io decido e se sbaglio, io ne pago le conseguenze, io e nessun altro: così è e così voglio che continui ad essere.
A questo punto per lei la cosa più facile, è trovare un colpevole sul quale riversare la sua rabbia, a cui dare la “colpa”, in nessun caso il merito, del mio cambiamento.
E chi se non, ovviamente, tuo padre? Il “cattivone”, che mi ha portata via, allontanandomi dalla mia famiglia (che mi impediva di essere me stessa), dalla città in cui avevo sempre vissuto (anche se io direi abitato, perché quella non era vita!).
Ma il mio cambiamento non dipende da lui, come erroneamente pensa lei, offendendomi ancora una volta e dimostrando così, di non avere nessuna fiducia in me, e di credere che io non abbia le capacità di decidere e ragionare da sola con la mia testa.
Essermi allontanata dalla sua supervisione, mi ha permesso di aprire gli occhi e di vedere una realtà diversa da quella che mi aveva sempre raccontato. Il mondo, la vita, non sono quello che mi è sempre stato dipinto… Non è tutta una tragedia, non ci sono solo i drammi e le disgrazie, il peggio non è sempre dietro l’angolo pronto a saltarti addosso, le cose non vanno sempre male e i sogni… i sogni vanno coltivati!!!
Ed ora che so che si può anche essere felici e che a volte non è nemmeno così difficile come pensavo, ma basta semplicemente abbassare le autodifese e lasciare entrare la vita… ora che l’ho scoperto, non sono più disposta a tornare indietro, nel buio, nell’ansia perenne, non voglio più tornare a sperare di non svegliarmi il giorno dopo.
Ma lei evidentemente non riesce proprio a capire che ogni volta che decide per me e ignora la mia volontà, rende le barriere fra di noi sempre più alte e insormontabili e le distanze, incolmabili. Non può accettare il fatto che non lascio più a nessuno il potere di prevaricarmi e la libertà di decidere per me.
Ma queste sono le mie regole del gioco, non esistono alternative: prendere o lasciare!

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