Come in ogni gruppo, famiglia o coppia, anche a casa nostra fra tuo padre e me, esiste un linguaggio, uno vero e proprio slang. É una sorta di codice che, data l’ormai radicata abitudine, a volte ci capita di utilizzare anche al di fuori delle quattro mura domestiche, con occhiate stupite e sguardi attoniti di chi ci sente.
Alcune parole e modi di dire derivano dai nostri rispettivi dialetti di origine, altri sono inventati e assolutamente casuali, altri ancora nascono dalla mia assolutamente genetica e speciale abilità a storpiare le parole (tua nonna è peggio di me…).
Ecco allora il nostro tipico saluto “cieeeo” (con la “e” allungata e un po’ nasale, in stile paperino) che da sempre e per sempre sostituisce il più banale “ciao”.
E ancora la mitica frase “ma non ti faccio pèèèna” (come ti ho scritto nel post sopra, detta con la “e” aperta), pronunciata da me la prima volta, durante una vacanza in Scozia, mentre stavamo scarpinando per arrivare a vedere la statua di Wallace, quando ho visto sfrecciare davanti a noi un furgoncino VUOTO, che andava esattamente dove dovevamo arrivare noi… L’ho guardato passare e ormai stanca di risalire la china a piedi, ho pronunciato ciò che sarebbe rimasto nella storia della nostra famiglia “ehi tu fermati, ma non ti faccio pèèèna?”. Naturalmente lui non si è fermato, noi abbiamo continuato a scarpinare e lui è arrivato in cima decisamente prima e meno stanco di noi…
Poi c’è l’altro immancabile “un compeed putana tr--a” (tu non puoi dirlo Tripy…), nato sempre da una vacanza, questa volta a Madrid, dove dentro una farmacia io ho tentato di spiegare, in un perfetto spagnolo, ma con un giro di parole di almeno 5 minuti, che avevo bisogno di un cerotto per le vesciche nei piedi, e lei, la farmacista-commessa, dopo avermi pazientemente ascoltata, mi ha guardata negli occhi ed ha esclamato “ah, un compeed!” E noi cosa diavolo ne sapevamo che la marca e il nome sono gli stessi e che bastava dire semplicemente compeed?
Di qui il putana tr--a che in casa nostra non ha mai più smesso di essere abbinato alla parola compeed. Quindi, informazione di servizio per chi si trova ospite da noi e volesse un cerotto anti vesciche, deve chiedere un “compeed putana tr--a”.
E parlando di piedi non posso certo dimenticare i “luridi” che sono… ehmmm i miei piedi. No dai Tripy, non tapparti il naso… esagerata! Questo è semplicemente il modo in cui tuo padre si riferisce a loro… dopo averli naturalmente derisi per anni, per la loro forma e per le dita piccoline. Quindi se di sera, sul divano, da lì dentro senti che tuo padre mi chiede di avere i luridi da massaggiare, ora sai a cosa si sta riferendo...
Per oggi concludo la lezione di lessico familiare, ma ti prometto che ci saranno altre “puntate”, per darti modo di comprendere e di adeguarti al nostro linguaggio e soprattutto, per far sì che tu sia preparata e consapevole di ciò che ti aspetta qui fuori…
“Cieeeo Tripy”
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e la puntata di lessico familiare con la zia Roby a quando?
RispondiEliminaE' fondamentale insegnare fin d'ora che da noi non tira vento...c'è il favonio!
...'gnoranDe!! :)
Favónio con la "o" chiusa gnoranDissima
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