Ciao bimbetta furba,
sveglia rallentata stamattina… senti il caldo, lo immagino. A
proposito di caldo, ti piace il costumino che ti ho comprato ieri? Lo so, è decisamente prematuro, ma ci sono i saldi e non potevo certo resistere ad un micro-costume celeste cielo “tempestato di orsetti” in tenuta da mare… era lì appeso al suo gancetto che mi guardava e mi chiamava insistentemente… Ora hai il tuo primo costume da mare ed io ammetto di essere molto soddisfatta del mio acquisto al costo di circa 3 caffè!
Ora torniamo a parlare di cose serie, oggi avevo pensato di mantenere la promessa che ti avevo fatto e di scrivere la seconda puntata di “lessico famigliare.
Partiamo con due parole che sono tipiche del nostro linguaggio (di tuo padre e mio), e che non hanno un origine ben definita se non, forse, quella di imitare un po’ la parlata romana che hanno alcuni nostri amici. Ecco dunque “hai raggiòne” pronunciato con la doppia “g” e la “o” aperta, anzi, apertissima, e “subbito”, pronunciato anche questo con la doppia “b”. L’uso raddoppiato delle consonanti è piuttosto frequente, come ad esempio, quando ci riferiamo a “Luiggi” che è, appunto, un di questi amici che conoscerai presto.
Diversa è l’origine della parola “aiuTTTo” che ha sostituito il troppo banale “aiuto” utilizzato dai più. Questa deriva da un film di Ficarra e Picone, “il 7 e l’8”, uno di quei filmetti da ridere che alla tua mamma piacciono tanto e che papà sopporta solo perché le vuole bene… Perciò quando imparerai a parlare e avrai bisogno di una mano, ricordati di gridare “aiuTTTo” e non “aiuto”, potremmo non capirti…
Continuiamo con un modo di dire che abbiamo copiato dal grande fratello, altra trasmissione che naturalmente tuo padre non ama (lui è quello più serio ed impegnato dei due…), ma tua mamma guarda, tanto per non stressarsi troppo la sera prima di andare a nanna. Mi riferisco all’ormai di uso comune qui in casa nostra di “non lo voglio a quèllo/quèlla”. Anche qui la “e” di quello e quella va pronunciata aperta. Considera che questa frase spesso viene usata nei momenti più assurdi, anche un po’ a sproposito e proprio per questo fa sorridere ancora di più.
E concludiamo questa seconda carrellata con una frase che deriva dalla mia vita precedente, come direbbe papino. Lavoravo ancora nell’ambito della telefonia e un giorno ricevo una telefonata di un cliente a cui avevano rubato il cellulare. Mi chiama, ovviamente piuttosto agitato ed esordisce con un “signorina, avevo un cellulare e all’improvviso, niente più!”. Ecco questo “…e all’improvviso niente più…” è mitico e può essere utilizzato nelle più svariate situazioni di uso comune, anche quando finisce il gelato o quando, come ora, sto per concludere questo post…
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Non ho capito, qui le precedenze sono un po' anomale!
RispondiEliminaDove sono finiti "a manego", "anca massa", "moleghe", "boia ta morti"...?
Chi sonti mi? El fiolo de la serva?
Tripy... questi modi di dire, alcuni intraducibili... fanno parte di quelli che hanno origine dal dialetto d'origine di papino...
RispondiEliminaVuto ca te conta la storia de l'ocarea?
RispondiEliminaNoooooooooo Tripy NO! Non cadere in tentazione non te ne liberi più. Non rispondere nè sì ne no, ignora la domanda. Sappi che è una trappola!!! Non cedere non ne esci più...
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