Sono svampita come non mai. Esco per andare a far la spesa, ma dopo aver fatto 10 kilometri, per trovare il supermercato più fornito di prodotti senza glutine, una volta arrivata mi accorgo di non avere la magica moneta sblocca carrello, e nemmeno il portafogli… e di conseguenza realizzo che ho guidato senza patente. Stessa cosa in farmacia…
Mangio un micro-grissino, rigorosamente senza glutine, e per le sei ore successive, faccio incredibili rutti, più simili ai tuoni di un temporale estivo che rimbombano dentro una caverna, che a rumori umani. Il tutto, senza naturalmente riuscire a digerire il piccolo e apparentemente innocuo colpevole, che continua disperatamente a riproporsi, con più intensità e con intervalli sempre più brevi, quasi volesse ricordati che lui c’è.
Vengo colpita da improvvise e irrefrenabili crisi di sonno, che mi fanno immaginare qualsiasi luogo come un letto di emergenza. Così guardo la panchina del parco e mi ci immagino stesa sopra a dormire come un clochard, senza avere nemmeno bisogno di ubriacarmi. Osservo vogliosa lo sgabello del bar e già mi vedo, appollaiata come un coloratissimo pappagallo sul trespolo, alternando la gamba di appoggio. Studio la possibilità di potermi accoccolare dentro il carrello della spesa, abilmente arrotolata, come se fossi una contorsionista del “Cirque du Soleil”.
E intanto guardo con invidia, sì lo ammetto, è un sentimento di pura invidia, i bambini che ignari di tutto, se vanno in giro per il mondo, dormendo in comodissimi e ultra tecnici passeggini, con ruote piroettanti e con cuscinetti a sfera per attutire le vibrazioni, coperti e protetti da capotte, tende plastificate, ombrellini, reti e parasole, a seconda della stagione e amorevolmente trasportati dai genitori, che a volte sembrano spingere orgogliosi e fieri, più che un figlio, il carrello dei dolci del ristorante.
Ho un olfatto talmente fine e sviluppato, che è perfettamente in grado di descrivere, con dovizia di particolari, tutte le pietanze che gli abitanti di questo isolato e di quelli vicini, metteranno in tavola per pranzo. Ciò significa percepire amplificato qualsiasi profumo, odore, o peggio, puzza, ci sia nel raggio di circa cinque kilometri, con le spiacevoli conseguenze del caso: i profumi stimolano l’appetito, le puzze risvegliano la nausea, gli odori non ben identificati, qualcosa fanno sempre, ma dipende dall’intensità, dalla fragranza e dal momento della giornata in cui compaiono.
Saranno queste le gioie della gravidanza?
Eh eh eh, lo so, molte persone sono lì proprio ad aspettare questo, un attimo di sconforto per potersi abilmente intrufolare e sparare il colpo che hanno pronto in canna dal primo momento in cui hanno saputo che sono incinta. Eccolo arrivare ad una velocità supersonica un “TE LO AVEVO DETTO” oppure un “PREPARATI, QUESTO È SOLO L’INIZIO”, preciso e tagliente come la lama di un bisturi.
E allora cari, mi spiace deludervi ma non avrete questa soddisfazione. Non da me almeno.
Non so se siano queste le gioie della gravidanza, ma so che questi sintomi mi fanno sentire la tua presenza e la gioia di sapere che tu ci sei, che cresci, la speranza che tu stia bene, supera qualsiasi odore, annulla la stanchezza, attutisce ogni rumore, neutralizza la nausea, riempie i vuoti di memoria e mi rende immensamente felice.
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