C’era una volta una ragazza come tante altre, una ragazza vitale e piena di energia, che aveva un lavoro e che amava vivere la vita in compagnia. Lei e il suo compagno, più noto come “l’incapace” (per ovvie ragioni…) convivevano già da qualche tempo e conducevano una vita sociale normalissima: avevano degli amici, degli interessi, amavano viaggiare e divertirsi.
Poi è arrivato lui, il pargolo, forse inconsciamente cercato, forse intensamente voluto, questo non lo sappiamo, ma lui, da me ribattezzato il “piccolo grande despota” è comunque arrivato.
E la loro vita, ma soprattutto la sua, è definitivamente cambiata.
Da quando il neonato è arrivato a casa dall’ospedale, di lei si sono perse le tracce, è letteralmente scomparsa dalla faccia della terra. Nessuno è più riuscito a vederla e nemmeno ad intravederla dietro i vetri delle finestre: sembrava davvero svanita nel nulla, persa nell’etere. Dalla casa del mistero provenivano urla sinistre, sempre, di giorno e di notte, ad intervalli regolari e in nessun caso i silenzi riuscivano a superare le due ore.
Il “piccolo grande despota” si è trasformato nel suo crudele ed esclusivo padrone, in un terribile aguzzino. Cominciava a piangere in sordina, in maniera quasi delicata, per continuare sempre più forte, sempre più insistente, sempre più deciso e… sempre più fastidioso. La sua flebile vocina riusciva incredibilmente a trasformarsi in un urlo disumano nell’arco di pochi minuti. Tutti avevano notato la scomparsa di quella ragazza, tutti udivano questo pianto incessante, tutti tranne tuo padre, che essendo “diversamente udente”, non è mai riuscito a sentire nemmeno una nota di questo lamento… beata sordità. E mentre l’ingenuo e crudele bimbo, si esibiva in tragedie degne dell’Accademia d’Arte Drammatica, lei, la posseduta, nel frattempo probabilmente lo accudiva, lo allattava, lo puliva, lo amava… e lui ingrato, il despota, forse sofferente, la ricambiava con un pianto costante, continuo snervante e assordante.
Io ho pensato molto a questa storia, ahimè vera, a quella ragazza, anche quando non sapevo che tu eri in arrivo. Me la sono immaginata più volte, quella madre, giovane e inesperta, in balìa di suo figlio, tutto il giorno con tre chili di cellule urlanti e inconsolabili fra le braccia…
Poi un giorno di un paio di settimane fa finalmente e riapparsa, tutti l’hanno vista uscire e riemergere dal nulla e tutti hanno tirato un respiro di sollievo e si sono rassicurati: non era caduta in un buco nero e nemmeno era stata rapita dagli alieni. Era viva e stava andando a buttare l’immondizia come una comune mortale. Era raggiante, senza il pargolo, finalmente libera… Quei cinquecento metri di strada che la separavano dal cassonetto, devono esserle sembrati una ventata di ossigeno, paragonabili solo ad un giro di shopping in Via Monte Napoleone con una carta di credito illimitata. Fiera, impettita, con in mano solo il suo muto e tranquillo sacchetto dell’immondizia, ha gustato l’incredibile silenzio, ha assaporato ogni singolo passo, si è goduta ogni istante di quella sua micro passeggiata all’aria aperta, ha assorbito ogni fotogramma del paesaggio, finalmente diverso, che appariva di nuovo davanti ai suoi increduli e un po’ spaesati occhi di neo-mamma.
Pochi minuti e poi è di nuovo scomparsa nel nulla… inghiottita dalle mura di casa sua, letteralmente fagocitata da suo figlio e dalla sua nuova vita.
Solo pochi giorni fa, insieme ai primi timidi raggi di sole, è sbucata fuori di nuovo, questa volta spingeva una carrozzina che con buona probabilità doveva contenere il “piccolo grande despota”.
Il padre del bambino, “l’incapace” non c’era, ma lei sembrava comunque serena e tranquilla, del resto un incapace non è di grande aiuto anche se c’è.
Forse tutti noi abbiamo avuto l’impressione sbagliata e lei è sempre stata serena e tranquilla, o forse si è semplicemente abituata all’ingombrante piagnucolosa presenza.
Non saprei, ma in ogni caso è tranquillizzante averla vista.
Perché ti ho raccontato questa storia?
Perché mi domando se anche tu sarai un “piccolo grande despota” o se invece riuscirai a miscelare abilmente il pianto ai sorrisi, perché mi chiedo se io riuscirò a farmi possedere a 360 gradi da te e se tu riuscirai ad abbandonarti sereno fra le mie braccia.
So che ti amerò follemente, comunque tu sarai, ma se sarai un despota preparati e sappi che a volte ti detesterò con la stessa intensità.
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