Batte! Batte! Batte!
L’ho sentito forte e chiaro il tuo cuore che batteva energicamente…
Superando i miei dubbi e le mie paure, noncurante dei miei timori e delle mie ansie, tu mi hai fatto capire chiaramente che ci sei, mi hai fatto sentire la tua voglia di vivere.
Ti ho visto tu, che sembravi un gamberetto impazzito, tu che muovevi le manine e i piedini come per salutarci.
Ti ho visto e ho capito che voglio te.
Non mi importa che tu sia un maschio o una femmina, so solo che voglio proprio te!
Eri bellissimo, la cosa più bella che abbia mai visto nella mia vita! La tua immagine è scolpita nella mia mente come se fosse incisa nel marmo, non la dimenticherò mai, nemmeno quando ti potrò abbracciare, baciare e stringere.
Mi domando se tutti i piccoletti sono belli come te, ma credo di no secondo me, tu sei unico e anche particolarmente bello… ne sono praticamente certa!
È stato davvero molto emozionante, avrei voluto non smettere di guardarti, avrei voluto che il tempo si fermasse, avrei voluto abbracciare il monitor e non lasciarlo più.
Mi sembrava impossibile che quel piccolo a forma di “pupazzetto di neve” (tuo padre dice che sembravi proprio un pupazzetto di neve…in effetti è un po’ vero) che si agitava sul monitor, abitasse davvero nella mia pancia, per un attimo ho pensato che tu fossi invece proprio dentro il monitor.
Sembra incredibile che quel cuore pulsante fosse proprio dentro di me e non fosse il mio ma il tuo… è invece è tutto vero.
Prima ho telefonato a tuo padre e gli ho chiesto di dirmi che è vero, che quello che ho in mente è successo realmente e non me lo sono sognata.
Mi ha confermato tutto!!!
Sono ancora ubriaca dell’emozione di questa giornata.
Dovrei dirti buon terzo mese… ma forse sei anche un pochino più grande di quello che pensavo… e può essere che il tuo terzo mese sia in realtà iniziato un paio di giorni fa, in incognita. Forse oggi non siamo a 8+6 ma a 9+1. Sì lo so, a te non è che freghi poi tanto di questi assurdi conti di noi adulti e mi sa che fai bene tu.
E sinceramente neanche a me frega più di tanto sapere se nascerai il 18 o il 20 ottobre, poco mi cambia.
Ah, quasi dimenticavo un dettaglio importante: dopo aver tanto ipotizzato per intere giornate sulle tue probabili dimensioni, oggi ti hanno misurato e finalmente sappiamo con certezza e precisione quanto sei grande. Alla faccia di lenticchie, piselli, fagioli e noci, tu sei lungo ben 2 centimetri e 38 millimetri. Mi sembra che tu sia diverso da tutti gli ingredienti di questa assurda zuppa del casale che gli “esperti” ci propinano…
Te l’ho detto che sei unico e particolarmente bello!
Ma a proposito di dimensioni, hai sentito che tuo padre mi prende in giro e dice che i tuoi piedi dopo soltanto nove settimane sono già più grandi dei miei dopo quasi 39 anni?
Che dici ci sono le basi per chiedere il divorzio prima di essere sposata?
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ciao piccolino, qui è la zia che ti parla (anche se in realtà non sono proprio prorio tua zia e non esattamente tutti i requisiti per dichiararmi tale, ma se avessi potuto scegliere una sorella di certo avrei scelto la tua mamma! sei davvero fortunato ad avere lei!!!)
RispondiEliminaSono immensamente felice di conoscerti!!! Oggi è il nostro primo giorno e sento di volerti già un gran bene!! ah...dimenticavo...ettore ti manda una super slurpata come saluto...lo so...è un pò bavuscioso ma imparerai che nn fa poi così schifo!!!
Mi raccomando fai il bravo, cresci bello e forte e non fare impazzire troppo la mamma!!
Ora ti mando un bacione mio piccolino...a presto!!
2 cm e 38 mm.
RispondiEliminaTripita spiega alla mamma le equivalenze, che io non ci sono riuscito ancora...
2 cm + 38 mm= 5,8 cm
Forse era meglio dire 2 cm + 3,8 mm.= 23,8 mm (come c'è scritto sulla tua foto)
Ma non dirglielo, sennò comincia con la lagna del so-tuto-mi
Cieo
Papino saprà anche fare le equivalenze ma non sa contare con le dita... e poi non sa fare la tua imitazione di come ti abbiamo visto ieri, che invece a me riesce benissimo!!!
RispondiEliminaApollo 13.
RispondiEliminaUno dei film che meglio descrivono lo stress, le ansie e le paure di un progetto complesso. Due sono i protagonisti principali: uno, Gene Kranz, dirige le operazioni da terra, cerca in tutti i modi di vedere il lato positivo delle cose, rimane con l’occhio fisso sulla palla, zittisce sul nascere le obiezioni più diverse che arrivano da vari lati e rimane convinto di una sola cosa, cioè che il fallimento non è contemplato. L’altro, Jim Lovell, è il comandante della navicella spaziale, il suo incarico consiste nel portare a termine la missione in mezzo a tutti i problemi che si verificano, tenendo alto il morale dei suoi compagni di viaggio, facendo ricorso talvolta anche a metodi poco ortodossi perché quando l’acqua arriva al collo tutti imparano a nuotare.
C’è un momento in ogni missione spaziale in cui tutto quello che si poteva fare è stato fatto ma rimane un enorme punto di domanda, dalla cui risposta dipendono le vite degli astronauti e, di conseguenza, il successo della missione. È la fase in cui la navicella rientra nell’atmosfera terrestre; c’è un’interruzione di circa 3 minuti nelle comunicazioni fra la base e la navicella poi, se tutto va bene, insieme all’audio ritorna anche il video e si assiste all’atterraggio.
È di gran lunga il momento più emozionante e drammatico del film, scandito dai secondi che passano in sovrimpressione. Mentre non abbiamo la possibilità di vedere cosa succede nell’Apollo 13, un addetto continua a chiamare “Odyssey, qui Houston. Mi sentite?”. Il regista inquadra i vari membri del team di terra: c’è chi scuote la testa, chi parla a bassa voce, chi scrive o fa altro.
“Odyssey, qui Houston. Mi sentite?”.
Solo Gene Kranz sta in disparte, nessuno sa cosa gli passi per la testa, ma lui rimane in piedi, impassibile con le braccia conserte e la mascella serrata. “Odyssey, qui Houston. Mi sentite?”. Guarda fisso lo schermo, sa che quello che ha affrontato finora è niente al confronto di quel che lo aspetta. E i secondi passano, lenti ma inesorabili. “Odyssey, qui Houston. Mi sentite?”. Anche la voce che chiama inizia a mostrare un po’ di debolezza. Siamo a 6 minuti ormai “Odyssey, qui Houston. Mi sentite?”. L’uomo fa per sedersi, ormai rassegnato quando si sente la voce del comandante della navicella… “Forte e chiaro Houston!” L’applauso che scroscia è incredibile, tutti si abbracciano ed esultano. L’uomo si siede, esausto, e per la prima volta i suoi occhi appaiono lucidi. Ma è solo un momento, quasi non fai a tempo ad accorgertene. Poi si gira dall’altra parte, fa un respiro profondo e torna a vivere.
Ciao Tripita!
Ecco, papino mi ha fatta commuovere...
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