martedì 23 marzo 2010

Perchè l'ottimismo svanisce?

Perché l’ottimismo improvvisamente svanisce e come una bolla di sapone, si rompe in un semplice “puff”, lasciando il posto a mostruose paure che inghiottiscono tutto?
Forse perché quell’ottimismo non era poi così forte, forse perché io sono pessimista di natura, forse perché qualcuno improvvisamente, ha sentito l’irrefrenabile bisogno di ricordarmi che tutto può succedere e che nemmeno al sesto mese potrò stare tranquilla.
Proprio così, oggi mentre io continuavo ad accarezzare la mia meravigliosa panciotta e mentre ingenuamente cullavo nella mia mente il sogno di diventare madre, c’è stato chi si è sentito investito del diritto e del dovere di dirmi che il peggio è sempre in agguato dietro l’angolo, facendomi presente che i bambini si perdono anche dopo la fine del terzo mese di gravidanza e ricordandomi che un aborto subìto e non voluto, non è una garanzia di successo per una seconda gravidanza… E qualora non fosse stato sufficiente, ha anche aggiunto che perdere un figlio è un evento naturale della vita e bisogna prepararsi a viverlo con serenità.
Forse chi lo ha detto voleva semplicemente farmi restare con i piedi per terra e questo era il suo goffo tentativo di non lasciare spazio alle mie illusioni.
Ma chi me lo ha detto non ha figli e per quanto ne so io, non è ne ha nemmeno mai avuti in cammino e non può davvero capire di che cosa sta parlando.
Quando sai che nel tuo ventre o in quello della tua compagna sta crescendo il figlio tuo e della persona che ami e che hai scelto, quando lo vedi muoversi, quando senti il suo cuore che batte, quando noti la rotondità di quella pancia che lo protegge… non puoi non illuderti, non puoi restare con i piedi per terra… è carne della tua carne, è sangue del tuo sangue e già parte di te, è già tuo figlio e già lo ami.
Certo, è tutto vero, ci sono donne che perdono i figli anche al sesto mese, ci sono donne che subiscono più aborti prima di diventare madri e donne che madri non lo diventeranno mai. È tutto dannatamente e mostruosamente vero, ma io voglio crederci, io devo crederci, per te, per me e per tuo padre.
Quale istinto sadico ha spinto questa persona, oggi, a ricordarmi che sto camminando su un terreno minato? Saperlo dovrebbe forse aiutarmi? Sentire elencate tutte le cose brutte che sono capitate ad amici e conoscenti, potrebbe farmi stare meglio? Davvero chi lo dice è convinto che così, se dovesse capitare il peggio io soffrirei di meno, perché mi sarei già abituata all’idea?
Davvero è possibile credere che ad un’idea del genere ci si possa abituare?
La perdita di un figlio non è un evento naturale della vita, non ci si può abituare e rassegnare a cose del genere, non è possibile riuscire a prepararsi e vivere un lutto così devastante e profondo, con serenità.
Un figlio, dal primo momento che esiste quando ancora è solo un gruppetto di cellule, è comunque tuo figlio e lo sarà per sempre.
Ma questo tu, che vivi nel tuo mondo, fatto di case, di divani in pelle e di carriera, non puoi capirlo, è troppo lontano dalla tua natura, troppo diverso dalla tua realtà, incompatibile con le tue esigenze.
Allora per favore, non parlare di ciò che non conosci, di ciò che non puoi comprendere. Resta nel tuo mondo di cristallo e lasciami vivere in pace i miei sogni e le mie illusioni.
Lasciami la libertà di sperare e di essere ottimista, per una volta. Grazie.

1 commento:

  1. Perché l'ottimismo svanisce?
    Perché è più facile dire “è tutto sbagliato”, piuttosto che mostrare “si fa così”
    Perché è più semplice esclamare “eh vabbè” piuttosto che sbattere i pugni e urlare “no!”
    Perché è più comodo invitare “armiamoci e partite” piuttosto che caricare lo zaino e dire “seguitemi”

    Ma tu fregatene, perché il mondo sarà anche dei più furbi, di quelli che non hanno mai un dubbio, di chi ha sempre il culo al coperto, di chi sa sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato e, soprattutto, cosa conviene fare.

    Ma quelle persone non avranno mai la soddisfazione di guardarsi allo specchio, in mezzo alle rughe, al nervoso che trasuda, alla fatica che si vede (eccome se si vede!) e di trovare comunque un sorriso in fondo allo sguardo.

    Non riusciranno mai a convincerci che i soldi spesi nei viaggi sono buttati dalla finestra, che arrivare a casa alle 5 del mattino dopo aver cantato e ballato per tre ore è da incoscienti, che un libro vale solo se è intonato con il colore del divano…
    E se per caso dovessero un giorno pensare che ci stanno riuscendo, per favore non dirgli mai che li stiamo prendendo in giro. Potrebbero aversene a male e capire che forse, in fondo, tanto stupidi poi non siamo.

    Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino. Non ti puoi sbagliare perché quella è l'isola che non c'è!
    E ti prendono in giro se continui a cercarla, ma non darti per vinto perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle, forse è ancora più pazzo di te! (E. Bennato)

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